MafiaLeaks: nasce il sito antimafia

Ispirandosi a Wikileaks ma facendo tesoro della vicenda Snowden, apre oggi un sito italiano dedicato al contrasto alle mafie. Per denunce anonime e sicure.
MafiaLeaks: nasce il sito antimafia
Ispirandosi a Wikileaks ma facendo tesoro della vicenda Snowden, apre oggi un sito italiano dedicato al contrasto alle mafie. Per denunce anonime e sicure.

Essere dentro un sistema criminale e volerlo denunciare senza rischiare la pelle. Esserne vittima, e voler segnalare un abuso. Sapere qualcosa e volerlo fare sapere a chi può indagare di più e meglio. Molta informazione online è destinata ad occuparsi di queste problematiche nell’era del web, e in Italia non poteva non esserci prima o poi qualcuno che pensasse a un sito specificamente dedicato alla criminalità organizzata. Si chiama MafiaLeaks.

Nato oggi e già in rilevanza sui quotidiani online, Mafialeaks.org è una piattaforma nata per accogliere le denunce anonime, in sicurezza – ed è fondamentale capire quanto – riguardo alle attività mafiose. Whistleblower, cioè talpe dall’interno dei clan, vittime o persone informate ma spaventate, possono ricorrere al sito per inoltrare documentazione che possa contribuire a conoscere meglio un fenomeno e possibilmente arginarlo, colpirlo. Mafialeaks cerca foto, documenti, conti bancari e molto altro:

Per noi è di grande interesse anche tutto ciò che è relativo a traffico di droga, armi, riciclaggio di denaro, corruzione, individuazione di pubblico ufficiale al soldo della mafia, traffico di rifiuti, turbativa di gara d’appalto, omicidio, intimidazione, evasione, estorsione, usura e così via.

Come funziona

Il sito, al momento piuttosto semplice nella sua struttura (c’è anche una pagina Facebook) è nato grazie al contributo di volontari, che l’hanno realizzato pensando di farvi confluire sia i segnalatori sia coloro che sono chiamati alle indagini. La tecnologia è basata su TOR, sia come software di installazione sia eventualmente come navigazione anonima nel network. Tutti sistemi GlobaLeaks, progettati specificatamente per proteggere l’identità del whistleblower ma anche di coloro che gestiscono il sistema, e sviluppato dall’organizzazione no-profit Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights. Il futuro dirà se e quanto avrà successo.

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