«Google, il più conosciuto motore di ricerche su Internet al mondo, violerebbe le norme europee sulla privacy conservando i dati sulle ricerche effettuate dagli utenti per un periodo di due anni. L’avvertimento viene da un gruppo di enti nazionali che assistono l’Unione europea in materia di privacy»: Reuters
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con queste parole le pressioni che l’Unione Europea ha intenzione di portare nei confronti di Google, preoccupata per il pericolo che il motore costituisce per la privacy degli utenti.
Dopo l’acquisizione di DoubleClick da più parti si è sollevato l’urlo scandalizzato di quanti vedevano nell’operazione una ulteriore accelerazione ad una posizione di controllo che offre nelle mani di un attore solo troppe informazioni relativamente ad ogni singolo utente. Al coro si unisce ora indirettamente la Commissione Europea la quale, tramite il portavoce Pietro Petrucci, esterna le proprie preoccupazioni e comunica che il gruppo di studio sull’Articolo 29 ha già inviato una lettera a Mountain View.
«I timori del gruppo riguardano il fatto che le informazioni vengono conservate per un periodo che va dai 18 ai 24 mesi […] Il gruppo ritiene che sia (un periodo) troppo lungo»: così Reuters riporta il commento del portavoce Google sulla vicenda. Il commissario Franco Frattini si è già unito alle preoccupazioni espresse dal
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sull’Articolo 29, ma Google, per voce del responsabile per la privacy
Peter Fleischer, respinge altrove le accuse: Yahoo e Microsoft non avrebbero mai espressamente indicato i propri parametri in quanto a conservazione dei dati, dunque le preoccupazioni andrebbero rivolte verso altri team. Inevitabilmente la posizione di controllo di Google nel mercato dei motori di ricerca espone il gruppo a preoccupazioni maggiori da parte delle istituzioni, le quali hanno semplicemente scelto l’attore principale per esprimere le proprie preoccupazioni in merito alla privacy nel mondo digitale dei cittadini europei.
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