C’è un paese, immerso nei ghiacci, che è davvero all’avanguardia nel rapporto fra istituzioni e social network: l’Islanda. Tanto che la nuova carta costituzionale si sta scrivendo sul Web.
Ha dell’incredibile soltanto a pensarci, soprattutto in Italia dove ancora stiamo a discutere di quanto la Rete influenzi o meno la
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, eppure il paese con la legislazione più aperta verso Internet (tanto da ospitare i server di
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) sta davvero riscrivendo le sue regole grazie ai
social network.
Il primo caso mondiale di Costituzione crowdsourcing si sta verificando grazie anche alle condizioni ideali dell’Islanda: soltanto 320 mila abitanti, di cui due terzi con un account (record imbattibile), e una particolare trasparenza dell’assemblea che in Parlamento sta redigendo concretamente il testo.
In pratica, l’avanzamento dei lavori della
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viene trasmessa in diretta streaming su Facebook, e sui social network i cittadini contribuiscono alle correzioni, ai suggerimenti, al dibattito. Proviamo a immaginare: come se nel ’46-’47 avessimo potuto essere presenti alle accese diatribe tra Enrico De Gasperi e Palmiro Togliatti.
Tra un
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, un video su
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, un contributo di immagini su
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e un like su
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, la discussione procede. Quando il testo sarà pronto, ci sarà una consultazione referendaria per la sua approvazione.
Ce lo domandiamo anche se ci pare di conoscere già la risposta: quando accadrà qualcosa di simile anche da noi?