L'iPhone non traccia l'utenza: Apple spiega perché

Apple ha una spiegazione per tutto: ecco perché l'iPhone non sta tracciando gli utenti, ma opera soltanto nel loro pieno interesse.
L'iPhone non traccia l'utenza: Apple spiega perché
Apple ha una spiegazione per tutto: ecco perché l'iPhone non sta tracciando gli utenti, ma opera soltanto nel loro pieno interesse.

Perché Apple traccia la posizione del mio iPhone? Risposta: Apple non traccia la posizione del tuo iPhone. Apple non ha mai fatto una cosa simile e non ha intenzione di farlo. Così il gruppo di Cupertino introduce una dettagliata spiegazione con cui si negano le accuse piovute sul gruppo nei giorni scorsi prima in occasione della Where 2.0 conferenze di Santa Clara e poi dalle righe di un accurato approfondimento del Wall Street Journal.

La linea di difesa della Apple è la medesima anticipata dalla mail (non confermata) con cui Steve Jobs avrebbe offerto il proprio punto di vista sulla questione. Apple, semplicemente, spiega che i dati trovati sull’iPhone sono lì per una finalità specifica che va nell’interesse dell’utente e non per motivazioni più o meno chiare legate agli interessi dell’azienda. A distanza di giorni dalle accuse, insomma, Cupertino porta sul piatto spiegazioni chiare e dettagliate. E la patata bollente rimane nelle mani di Google, indicato come corresponsabile delle medesime colpe con il proprio sistema operativo Android.

Punto primo: Apple non traccia e non ha intenzione di tracciare gli spostamenti degli utenti sul territorio.

Punto secondo: se c’è tanto sconcerto attorno a questa vicenda, è perché gli utenti non sono ancora adeguatamente informati. Apple sembra fare in ciò un piccolo mea culpa, assumendosi la responsabilità di non aver fatto abbastanza per comunicare con precisione come funzionino particolari tecnologie relative alla geolocalizzazione.

Punto terzo: l’iPhone tiene traccia delle reti Wi-Fi incontrate sul territorio perché grazie a questi dati si consente al telefono di trovare in pochi istanti la propria posizione sul globo in caso di necessità. Apple spiega che con il normale segnale GPS ci vorrebbero spesso alcuni minuti, mentre lo sfruttamento delle reti Wi-Fi consente di identificare con precisione la posizione in pochi secondi. Il tutto, quindi, allo scopo di migliorare l’esperienza d’uso di servizi ed applicazioni basati sulla geolocalizzazione. L’invio anonimo dei dati ai server Apple consente di arricchire un database con il quale l’azienda è in grado di fornire in pochi istanti al telefono la sua posizione ed in tal senso il dialogo con i server è un passaggio fondamentale.

Punto quarto: il database “crowd sourced” sull’iPhone non può essere conservato sull’iPhone poiché troppo ampio, così Apple ne sincronizza una versione “cache” non protetta che può essere utilizzata per l’identificazione della posizione. I dati non sono pertanto relativi al telefono, ma relativi al database Apple creato attorno alle rilevazioni degli iPhone che hanno certificato la posizione delle reti incontrate. Tale funzionalità verrà comunque dismessa con un prossimo aggiornamento in arrivo.

Punto quinto: Apple gestisce i dati in modo anonimo e non ha pertanto la possibilità di localizzare il telefono sul territorio poiché riceve sì i dati sulla posizione, ma non quelli relativi alla fonte dell’informazione.

Punto sesto: se l’iPhone conserva dati vecchi relativi alla posizione del telefono, è questo un bug che il gruppo si impegna a correggere presto.

Punto settimo: Apple conferma il fatto che, anche disattivando i servizi di geolocalizzazione, l’iPhone continua ad inviare al database remoto le informazioni relative alle reti Wi-Fi ed alla loro posizione. Trattasi però anche in questo caso di un bug ed anche in questo caso il gruppo promette un immediato fix.

Punto ottavo: Apple sta ora raccogliendo dati anonimi sul traffico per costruire un ulteriore database che possa essere utilizzato nei prossimi anni per servizi ulteriori. Si mettono così le mani avanti: la raccolta dei dati sta continuando, ma senza violazione alcuna della privacy.

Punto nono: Apple non gira a terzi i dati relativi al telefono, a meno di casi specifici. Ad esempio si segnalano agli sviluppatori i crash avvenuti, così come si segnala agli inserzionisti la posizione del telefono nel caso in cui l’utente abbia autorizzato tale trasferimento durante l’uso di applicazioni che richiedono informazioni legate alla posizione sul territorio.

Punto decimo: Apple tiene estremamente in considerazione privacy e sicurezza e per questo motivo promette massimo impegno per garantire entrambe ai propri utenti.

La conclusione del comunicato ufficiale è una promessa: entro poche settimane un aggiornamento di iOS correggerà gli errori incontrati sul sistema operativo:

  • riduzione della dimensione dei dati relativi agli hot-spot incontrati sul territorio
  • stop al backup delle informazioni verso server remoti
  • cancellazione della cache quando i servizi di geolocalizzazione vengono disattivati

La parola passa a Google, l’unico imputato rimasto a non essersi ancora difeso per via ufficiale.

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