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Una prima truffa informatica ha coinvolto un milione di utenti e generato 74 milioni di dollari di introiti attraverso finestre pop-up e scareware. Gli scareware sono dei particolari annunci che, sulle pagine web, avvisano l’utente di essere stati infettati da un virus o, in generale, della presenza di una minaccia sul proprio PC. Un utente mal informato è spinto ad acquistare un software per eliminare il problema, salvo poi ritrovarsi inondato di notifiche e richieste di credito. È possibile pagare fino a 129 dollari per un software che non ha nessun valore pur di eliminare i fastidiosi ed insistenti pop-up: la soluzione è in realtà il problema e l’utente si trova così involontariamente vittima della truffa.
In un’altro caso di cybercrimine, l’FBI ha smantellato un sistema di pubblicità online catalogabile tra i malvertising. La minaccia consisteva in una falsa agenzia di pubblicità che ha presentato un annuncio di una catena di hotel. Ma dopo aver inserito l’annuncio, il codice informatico è stato cambiato in modo che, cliccando su di esso, gli utenti venissero infettati. Una minaccia che ha prodotto perdite, per le vittime, di circa 2 milioni di dollari.
Sono diverse le nazioni, in tutto il mondo, coinvolte in questa operazione: Ucraina, Lettonia, Germania, Olanda, Cipro, Francia, Lituania, Romania, Canada, Svezia e Regno Unito. La collaborazione delle varie agenzie di polizia ha condotto all’arresto dei truffatori e al sequestro di 40 tra computer, server e conti bancari. Non è stato certo facile sgominare queste bande di cybercriminali: come dichiarato dall’analista Paul Ducklin sul suo