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Solo best seller, noir, titoli del momento o con fascetta? E chi l’ha detto che invece sotto l’ombrellone non ci si possa portare qualche libro che parla della società della tecnologia, dell’innovazione, dei social network e della democrazia liquida? L’era digitale non si ferma con il caldo e le vacanze sono l’occasione di leggere libri appassionanti per la community attenta ai temi spesso affrontati su Webnews. Ecco qualche titolo.
Quella storiaccia di Twitter
Migliaia di documenti, un totale di 75 ore di interviste ai fondatori e centinaia di testimonianze di dipendenti, ex dipendenti, concorrenti, politici, tutti coloro che oggi o in passato hanno contribuito alla nascita di Twitter e ne hanno osservato l’evoluzione.
Per questo motivo il libro del columnist del New York Times non comincia dal principio, nel 2005, quando un gruppo estroso di fanatici del web stava lavorando al sito dei 140 caratteri, ma catapulta il lettore in una drammatica giornata di quattro anni dopo, precisamente il 4 ottobre 2010, quando si consumò la spaccatura tra il tranquillo Evan Williams, che rassegnò le dimissioni da CEO, e il controverso
Giudizio: Un grande reportage scritto come un romanzo. Per lettori scafati e interessati al dietro le quinte.
La democrazia non è un sistema operativo
L’autogoverno dei cittadini è ad un passo. Basta avere una piattaforma, votare, e l’intelligenza collettiva manderà in pensione la vecchia democrazia delegata, come questa a sua volta aveva sconfitto i regimi precedenti basati sul censo. Non c’è dubbio: tra i maggiori e più diffusi tecno-entusiasmi, quello della democrazia liquida, della democrazia diretta, gode di maggior successo nella popolazione giovane e in particolare in Italia. In tutto il mondo si moltiplicano esperimenti e casi di opzioni e movimenti politici basati su Internet, ma è davvero tutto così positivo? Ci voleva uno come
Da questo assunto parte il suo ultimo libro,
Facebook e Twitter hanno aiutato i cittadini a riflettere con la loro testa o sono stati semplicemente uno strumento, per quanto diverso dai precedenti, di propaganda in cui il successo di partecipazione è stato il risultato di una spinta al conformismo?
Giudizio: Un bellissimo viaggio da Atene a Casaleggio per riflettere seriamente sul concetto di democrazia diretta, dove la rivoluzione non è Internet in sé, bensì passare dalla logica dell’imposizione a quella del consenso. Per lettori né entusiasti a prescindere, né scettici a priori.
Tutta questa trasparenza
C’è un termine che sta dominando la discussione pubblica e che tutti credono avere soltanto un’accezione positiva: "trasparenza". Eppure questa trasparenza è un mito, soprattutto oggi che le cose devono essere trasparenti, tutte, sempre, così da non opporre alcuna resistenza al flusso della comunicazione e del capitale. Le azioni di chiunque e per qualunque cosa sono oggetto di reprimenda durissime se non sono operazionali, cioè quando non si sottopongono per loro stessa volontà a un processo di misurazione, tassazione e controllo. Un cambio di paradigma culturale e sociale individuato dal filosofo Byung-Chul Han nel suo ultimo saggio
Il piccolo, denso saggio (solo 60 pagine) del filosofo orientale laureato in Germania in Filosofia, con studi di teologia e (stranezza) metallurgia, evidenzia come nella società contemporanea le cose diventano trasparenti e dunque positive e dunque democratiche quando rinnegano la propria singolarità e si esprimono interamente attraverso un prezzo. Il denaro misura di tutte le cose, che rende ogni cosa equiparabile all’altra, abolisce l’arte, la singolarità, e come scriveva Humboldt è “un inferno dell’Uguale”. Questo paradigma apparentemente democratico è in realtà tremendamente coercitivo e banalizzante e da qui nasce una critica durissima alla post-politica, con chiari riferimenti anche al partito pirata tedesco (ma non solo). Ne esce la versione intellettuale e filosofica dei concetti espressi nel controverso romanzo di Dave Eggers, "The Circle" (non ancora tradotto in Italia), nel quale la società sgretola la propria privacy per aderire a un messaggio messianico – il governo algoritmico, la fine di tutti i problemi grazie al trattamento di tutti i dati possibili – che però nasconde molti lati oscuri e una nuova e insidiosa forma di autoritarismo.
Giudizio: Un saggio straordinariamente illuminante, che traccia un percorso alternativo alle parole d’ordine di massa. Per lettori che pensano che vivere in una casa di vetro perché lo facciano anche gli altri e si possa guardarli non è poi così intelligente.
Il mondo intero sotto controllo
A proposito della metafora della casa di vetro, impossibile non leggere il libro del premio Pulitzer 2014,
Giudizio: Un documento scottante sulla sorveglianza globale, non privo di qualche contraddizione e inevitabilmente non esaustivo. Però questa storia, che non è finita, è già troppo ricca per non dover essere riassunta in un buon libro di chi può permettersi di parlare in prima persona.
I cavalieri dell’Apocalisse sono in California
Un grande romanziere americano commenta alcuni difficili articoli scritti all’inizio del secolo scorso da un giornalista austriaco, ricordando la sua vita di studente in Germania nel 1982 con una borsa di studio. Le possibilità che un libro del genere possa essere interessante per chi volesse riflettere sulla società del digitale sono zero, a meno che questo autore non fosse Jonathan Franzen e il giornalista tradotto e commentato un altro genio come Karl Kraus.
Il rischio di sembrare reazionario viene corso, completamente, da Franzen, tanto che negli Usa è stato letteralmente preso di mira su Twitter, ma non criticato dai commentatori più acuti della Rete. Nel suo diario-saggio di traduzione, Franzen rivendica attraverso una sua passione giovanile, quel Kraus «che fu il primo blogger della storia», il suo mondo fatto di connessioni vere, di umanesimo concreto, nel quale è possibile immaginare Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, «forse non l’Anticristo, ma sicuramente ricorda uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse». Se cercate l’ebook è tempo perso: di questo libro, ovviamente, c’è solo la versione cartacea.
Giudizio: Un libro importante e difficile di un autore mai banale. Ogni tanto è bello calarsi nei panni degli altri, imparare a guardare con gli occhi dei grandi fustigatori della società. A volte incompresi, a volte profeti, quasi mai abbastanza rimpianti.