Letta nomina Francesco Caio all'agenda digitale

Il presidente del Consiglio ha nominato un referente politico per l'agenda digitale. Caio è il manager del famoso rapporto sulla banda larga del 2009.
Il presidente del Consiglio ha nominato un referente politico per l'agenda digitale. Caio è il manager del famoso rapporto sulla banda larga del 2009.
Letta nomina Francesco Caio all'agenda digitale

Enrico Letta ha annunciato con un tweet la nomina di Francesco Caio come “mister Agenda digitale”. Da tempo si era capito che la crisi dell’Agenzia e lo stallo conseguente dell’agenda aveva bisogno di uno sblocco di tipo politico. Il nome pare mettere d’accordo quasi tutti per competenza. Anche se non è chiaro come si integrerà nel sistema.

Francesco Caio, classe 1957, ingegnere elettronico, è presente nei cda di diverse società di telecomunicazioni e manager imprenditore nel settore TLC lui stesso, ed è diventato famoso per il suo

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che nella primavera di 4 anni finì

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. Ora l’annuncio di letta sembra tirare fuori dal cassetto due cose al tempo stesso: un nome riconosciuto come valido all’unanimità ed un Rapporto che, sia pur se datato, può ancora trovare ampi spazi di applicabilità sulla situazione attuale del paese. Aprendo così nuovi spiragli per uno sblocco di una Agenda Digitale al palo ormai da troppo tempo.

Basta seguire l’hashtag #Caio in Italia per rendersi conto che questa nomina alimenta speranze, perplessità, discussioni. Sicuramente però ha il pregio di sbloccare una situazione diventata insostenibile. Come era emerso già durante il

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alla Camera.

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29 febbraio 2012: Il Presidente Napolitano incontra Francesco Caio, giunto al Quirinale per illustrare il progetto della missione spaziale Vega in qualità di Amministratore delegato di Avio.

Ora che farà?

La notizia dell’investitura ha già aperto la curiosità di molti osservatori ed esperti del settore: cosa farà Caio e con quale ruolo? Il problema, al di là di stipendi e tempo a disposizione (pare che il suo sarà un part time), è che bisogna ricompattare un’agenda spacchettata dalle elezioni di febbraio – coinvolgendo quattro ministeri, Economia, Pubblica amministrazione, Sviluppo e Istruzione, appena rinnovati – dal pasticcio sull’agenzia diretta da Agostino Ragosa. E da una perdurante mancanza di fondi.

La soluzione del governo è appunto quella di riportare tutto a palazzo Chigi (una piccola sconfitta per chi credeva in un modello più collettivo e meno politico) e di lasciare il coordinamento a Caio, ancora prima della regia dell’agenzia, al momento commissariata per assenza di statuto. Ritirato dal consiglio dei ministri.
Il cronoprogramma è facile da riassumere: c’è un penoso

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su tutto.

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