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Esiste un’alternativa al binomio azienda-casa per i lavoratori, un concetto smart del lavoro dove i free lance trovano casa presso strutture adeguate ai loro bisogni e i lavori dipendenti escono dal solito luogo per occupare spazi a maggior valore di networking, minore impatto ecologico e nuova centralità della persona. Il comune di Milano con la "Giornata del Lavoro Agile" ha voluto stimolare la sperimentazione di questa nuova modalità, alla quale hanno partecipato decine di aziende e tutti i coworking della città, compreso quello in piena costruzione: Copernico.
Aperto in gennaio da Halldis,
Lavorare in uno spazio condivisione aiuta la concentrazione e stimola la creativitá #LavoroAgile15 @smartworkingsrl pic.twitter.com/zWFCr4di1a
— Copernico (@CopernicoWork) March 25, 2015
Dove lavorare, oggi?
Federico Bianchi, founder e CEO di Smartworking srl, si è posto una domanda semplice: dove voglio lavorare oggi? La risposta è che c’è lo spazio per lavorare a una piattaforma che insieme alle aziende sposti il focus verso gli obiettivi e non i luoghi di lavoro. Uno studio degli Osservatori Digitali (ospiti anche loro a Copernico col gruppo sullo smart working), dimostra che se una persona facesse smart working due giorni a settimana risparmierebbe ogni anno 176 ore del suo tempo e oltre 1.200 euro di spese tra mezzi di trasporto e costi accessori, mentre aumenterebbero soddisfazione e motivazione. Al contempo, l’azienda vedrebbe crescere la produttività dei lavoratori del 20% e scendere i costi di gestione dello spazio fisico del 20-30%.
Copernico da questo punto di vista è un luogo adatto perché non si accontenta di fornire spazi ma riempie di contenuti la vita dell’inquilino, vuole realizzare un social fisico. Anche dalla giornata di oggi raccoglieremo feedback per individuare i servizi migliori; in questo luogo sono già programmati 300 eventi da qui a fine anno, sono ospitate 30 aziende e attive 50 partnership.
Lo smart work
Secondo un’indagine di Citrix realizzata da ContactLab su un campione di 1200 persone rappresentativo dei lavoratori tra i 25 e i 54 anni e utenti regolari di Internet, oggi solo il 19% dei lavoratori intervistati svolge, seppure con differente frequenza, le proprie mansioni da casa o comunque lontano dal proprio ufficio, mentre all’interno di poche aziende italiane – meno del 10% – è prevista la modalità di lavoro agile o smart per tutti i lavoratori. Eppure l’81% di loro è interessato a queste modalità.
C’è da aggiungere che nella percezione generale, il lavoro smart o agile si associa soprattutto alle necessità della sfera personale e di tipo prevalentemente familiare (27% degli intervistati), e solo il 7% del campione lo lega a esigenze di tipo prevalentemente professionale. A dimostrazione di questo, le figure considerate più adatte a usufruirne sono i genitori con figli piccoli (62%), le donne in generale (60%) e le mamme con figli piccoli (59%).
Lo smart index di Microsoft
Siamo ancora lontani, insomma, da quella svolta culturale della quale Microsoft, ad esempio, è antesignana. Proprio in occasione della giornata del lavoro agile ha presentato lo
Con il #lavoroagile, i dipendenti hanno modo di conciliare vita lavorativa e privata e sono maggiormente soddisfatti e motivati @purassan
— Microsoft Italia (@microsoftitalia) March 25, 2015
SmartIndex è stato ideato da Microsoft Italia insieme a Variazioni, società di consulenza specializzata in work-life balance, è stato già testato da circa 100 aziende pilota, di cui circa 50 nel territorio lombardo, ed ha messo in luce alcuni elementi chiave dello smart working. Circa il 10% delle aziende intervistate ottiene un punteggio superiore a 8, rivelandosi quindi pronte per l’adozione; mentre circa la metà ha ancora bisogno di un cambiamento soprattutto nelle aree culturale e normativa; attorno al 40% la fascia di aziende che ottiene un punteggio compreso tra il 6 e l’8.
Secondo Paola Cavallero, direttore Marketing e Operations di Microsoft Italia, l’approccio comincia a conquistare adepti nelle aziende, ma è necessario acquisire una diversa mentalità e premiare davvero l’autonomia organizzativa del dipendente (vecchio cavallo di battaglia anche di Michele Vianello, autore di saggi sulle smart city che ha sempre collegato l’urbanità con l’evoluzione del lavoro):
Questo approccio ripropone una nuova centralità della persona, che viene responsabilizzata rispetto al proprio obiettivo e premiata in base al contributo individuale portato e ad elementi qualitativi, quali la capacità di collaborazione con i colleghi, tralasciando invece altri fattori come la quantità di ore lavorate e la presenza fisica negli uffici.