/https://www.webnews.it/app/uploads/2013/10/sec.jpg)
Si sgonfia il caso che ha visto protagonista Apple di un’accesa polemica sui suoi capitali oltreoceano e sulla possibile evasione delle tasse statunitensi: le investigazioni della SEC, la Securities and Exchange Commission, non hanno rilevato nessun comportamento illecito da parte della società di Cupertino.
La questione era finita anche
, con la convocazione di Tim Cook presso il Sottocomitato Permanente della camera a stelle a strisce. In quella occasione Apple è stata accusata di aver trovato «il Santo Graal dell’evasione fiscale», ma il CEO ha rigettato la questione rispondendo in modo fermo ai dubbi dei senatori:
«Paghiamo tutte le tasse a cui siamo tenuti. Ogni singolo dollaro. Non solo rispettiamo la legge, ma rispettiamo lo spirito delle leggi. Non dipendiamo da trucchi fiscali.»
Così come riporta AllThingsD, a seguito della completa documentazione resa disponibile da Cupertino al fisco a stelle e strisce, la SEC non ha rilevato nessuna infrazione per la mela morsicata. I capitali all’estero – si parla di 74 miliardi di dollari forse soggetti a evasione fiscale, così come sostenuto dalle accuse – sarebbero amministrati nel pieno rispetto delle normative degli Stati Uniti, quindi non vi è motivo né di proseguire le indagini né di incriminare formalmente Apple.
Un sospiro di sollievo per l’azienda, già impegnata negli ultimi mesi a spegnere la polemica con azioni specifiche per l’economia e l’opinione pubblica statunitense. Prima con l’apertura di un impianto di produzione USA al 100% – quello dove vengono fabbricati i nuovi
dalla forma comica – poi con gli
“Designed By Apple in California”, per rimarcare quale sia la mission del gruppo. Apple ne esce quindi pulita e la questione dei capitali esteri delle aziende oltreoceano passa quindi a livello governativo, ovvero alla necessita di una riforma fiscale che invogli le multinazionali a investire nei paesi d’origine anziché in altre nazioni dove godono di tassazioni meno ingenti.