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La privacy nell’era contemporanea è un’utopia. Questo, in estrema sintesi, il pensiero dei legali di Google chiamati a rispondere, in questi giorni, alle accuse formulate da una coppia della Pennsylvania che nel mese di aprile decisero di
Per difendere la posizione della società di Mountain View, i legali sembrano essere determinati a seguire una particolare strategia difensiva, che vede il suo elemento cardine nell’impossibilità, nei giorni nostri, di essere completamente immersi nella privacy. «La tecnologia delle immagini dal satellite disponibile al giorno d’oggi comporta che anche nel deserto la completa privacy non possa mai esistere» hanno dichiarato gli avvocati incaricati di seguire il caso, per poi aggiungere: «Ad ogni modo, gli accusatori vivono ben distanti dal deserto e sono ben lontani dall’essere degli eremiti».
Secondo Google, infatti, la casa dei due coniugi è
Google sembra essere determinato a chiudere quanto prima il caso, evitando che la vicenda si trasformi in una lunga querelle giudiziara dagli esiti imprevedibili e tale da creare un precedente. I due coniugi hanno richiesto un risarcimento di almeno 25.000 dollari per la fotografia incriminata della loro abitazione. Secondo la società del motore di ricerca, i due querelanti starebbero semplicemente cercando una via per ottenere una somma di denaro da una compagnia notamente florida e tra le più ricche degli Stati Uniti. A supporto di questa tesi, Google ha sottolineato come i due coniugi non si siano accontentati di chiedere la rimozione della fotografia, operazione possibile direttamente dal sito di GoogleMaps, ma abbiano preferito montare un caso legale ad hoc.
La linea difensiva di Mountain View, basata sull’impossibilità di ottenere una vera e incondizionata privacy nel mondo ipertecnologico di oggi, arriva al termine di una lunga serie di polemiche basate sui servizi per la mappatura del pianeta con foto satellitari forniti dal motore di ricerca. Se la strategia di difesa si dimostrasse convincente, e dunque vincente, Google potrebbe sfruttare la medesima tesi per difendere il proprio operato in casi simili.