La FIMI plaude il blocco della Baia

Prima il blocco di The Pirate Bay in Italia per ordine del GIP di Bergamo. Poi la scoperta che il blocco è avvenuto in combutta con Pro Music, girando sui server dell'associazione la navigazione degli utenti. Ora il plauso della FIMI all'iniziativa
La FIMI plaude il blocco della Baia
Prima il blocco di The Pirate Bay in Italia per ordine del GIP di Bergamo. Poi la scoperta che il blocco è avvenuto in combutta con Pro Music, girando sui server dell'associazione la navigazione degli utenti. Ora il plauso della FIMI all'iniziativa

Il blocco della navigazione verso The Pirate Bay, il caso che ha portato il web sui quotidiani estivi animando le letture degli italiani in spiaggia, sembra volersi trascinare oltre le paludi ferragostane con uno strascico di polemiche destinate a dare ulteriore corpo al dibattito. Il sito è stato infatti messo all’indice per ordine della magistratura, ma una serie di circostanze legate alle modalità tecniche del blocco ha sollevato più di un dubbio sulla matrice che ha portato al veto.

A gettare nuova benzina sul fuoco ci pensa la FIMI, la quale con un comunicato plaude l’iniziativa e respinge ogni accusa che possa fuorviare il dibattito dal mero seme antipirateria. Dichiara Enzo Mazza, presidente della Federazione Industria Musica Italiana: «La magistratura ha mandato un segnale importante ai gestori del sito svedese che offriva migliaia di brani musicali di artisti, autori e produttori italiani con grave danno alla cultura del nostro Paese […] Le polemiche sulla presunta censura sono strumentali e tendono a sviare l’opinione pubblica da un concetto fondamentale: pirate bay viola le norme penali italiane sulla proprietà intellettuale per questo era necessario bloccarlo ed indagare i titolari».

Non censura ma prevenzione; non attacco ma difesa. La FIMI esprime un concetto molto chiaro in proposito appoggiando in toto l’iniziativa italiana di blocco. Ma The Pirate Bay non ci sta e fa notare (dopo aver precedentemente descritto l’Italia come un paese fascista) le distorsioni dell’intervento: «Se si accede a thepiratebay.org dall’Italia, si raggiunge questo sito: 217.144.82.26/pb/. È interessante. Dice che il sito è stato bloccato dalla Polizia, ma guarda chi possiede l’IP. È nel Regno Unito, non in Italia: […] www.pro-music.org. Un sito della IFPI del Regno Unito».

Chi cerca The Pirate Bay, insomma, va a navigare sulle pagine di una associazione prodiga nel denunciare peccato e peccatore. Per questo motivo si sono presto sollevate le critiche di quanti temono per la privacy dei navigatori italiani, tracciati in modo più o meno diretto dalle statistiche di accesso alla pagina. Il tutto è stato peraltro mascherato dopo poche ore ed ora l’immagine che compare sul sito di The Pirate Bay non è più richiamato (come segnala il blog “Copy me happy”) dal server Pro Music.

La sentenza del GIP (datata 1 agosto 2008) spiega così le colpe trovate nella Baia: «Si crea, in altri termini, una rete “a geometria variabile”, dinamica, il cui assetto contingente è determinato dall’identità dei singoli apparati degli utenti connessi tra loro in un determinato momento. In una simile architettura, i server non sono del tutto assenti, svolgendo la diversa (ma pur sempre fondamentale) funzione di gestire le connessioni tra gli utenti e l’indicizzazione dei file. È indispensabile, infatti, che l’utente interessato al prelievo o allo scambio di particolari dati sia in grato di sapere se dove ed in quale misura possa reperirli nel momento in cui si connette alla rete mondiale (accertamento precluso agli ordinari strumenti di ricerca, che non sono in grado di documentare e localizzare il contenuto dei singoli computer). Tale è infatti, la funzione del sito internet “www.thepiratebay.org”, che non conserva – sui server che lo ospitano – i file che interessano ai suoi utenti e non li mette a disposizione di questi ultimi in modo diretto ed immediato, ma svolge fina funzione di “smistamento” (tecnicamente “tracking” o tracciamento)».

Accertato il fatto che la competenza dell’Autorità Giudiziaria si ferma alla mera prevenzione del reato (consumato in Italia ma organizzato all’estero), il GIP Raffaella Mascarino dispone «il sequestro preventivo del suddetto sito web disponendo che i fornitori di servizi internet (Internet Service Provider) e segnatamente i provider operanti sul territorio dello Stato italiano inibiscano agli rispettivi utenti l’accesso: all’indirizzo www.thepiratebay.org; ai relativi alias e nomi di dominio presenti e futuri, rinvianti al sito medesimo; all’indirizzo IP statico 83.140.176.146, che al momento risulta associato ai predetti nomi di dominio e ad ogni ulteriore indirizzo IP statico associato ai nomi stessi nell’attualità e in futuro». Il GIP inoltre delega alla Segreteria gli adempimenti che girano al P.M. la responsabilità di porre in attuazione il dispositivo della sentenza. Va dunque addebitata al P.M. la scelta dell’appoggio Pro Music nell’intervento tecnico contro il sito della Baia, elemento questo che più di ogni altro ha generato la coda di polemiche seguite al blocco del sito (di per sé presto aggirato trasformando il tutto in una gratuita e imponente pubblicità per i torrent TPB).

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