La DEA indispettita da iMessage

La DEA statunitense non gradirebbe la crittazione degli scambi via iMessage: le comunicazioni elettroniche di Apple sarebbero impossibili da intercettare.
La DEA statunitense non gradirebbe la crittazione degli scambi via iMessage: le comunicazioni elettroniche di Apple sarebbero impossibili da intercettare.
La DEA indispettita da iMessage

iMessage, il servizio di messaggeria istantanea per device iOS e Mac, indispettisce la DEA, la Drug Enforcement Administration statunitense. Il motivo del contendere? L’impossibilità di accedere ai messaggi sospetti, dato l’alto livello di crittazione scelto da Apple per il suo servizio.

Il caso non vede ancora l’istituto governativo e la Mela contrapposti: al momento vi è solo una nota interna finita nelle mani di CNet. A quanto pare, la DEA avrebbe rilasciato un comunicato riservato per informare i suoi uffici su come gli scambi di

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non possano essere intercettati, né esista un database o dei log per potervi risalire. Un fatto che evidentemente l’agenzia non gradisce, soprattutto in caso iMessage servisse per piattaforma di scambio per attività criminali.

Sempre dalle poche informazioni rese pubbliche in Rete, pare che la stessa DEA confronti

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con altre piattaforme, ad esempio Android, rivelando come altrove sia più facile entrare in possesso di comunicazioni private a scopo d’indagine.

La curiosità sui servizi di messaggistica via Web di Apple è sorta lo scorso anno, quando l’agenzia governativa si è dovuta scontrare con le limitazioni del servizio. Pare infatti che un pregiudicato, agli arresti domiciliari e sottoposto a sorveglianza elettronica, sia riuscito a bypassare i controlli avvalendosi del sistema targato mela morsicata, eludendo il carrier Verizon. Come è noto, infatti, gli operatori sono tenuti a conservare le comunicazioni per un periodo di tempo ben preciso, in caso fossero utili alle autorità giudiziarie.

Non è dato sapere se la DEA avanzerà una richiesta ufficiale ad Apple per aprire i suoi sistemi, né se verranno stabilite nuove norme di law enforcement per costringere i fornitori di servizi Web a garantire il controllo da remoto delle comunicazioni. Con i suoi 2 miliardi di messaggi scambiati ogni giorno dallo scorso gennaio, però, appare evidente come

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diventi un ambiente appetibile per gli investigatori, così come dei malintenzionati protetti dal vincolo di segretezza di Cupertino. Come andrà a finire? Apple sarà costretta ad abbattere il muro della sua proverbiale privacy?

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