La Cina vieta anche i videogiochi

Il Governo cinese ha imposto seri controlli sui videogiochi in circolazione all'interno della Muraglia: 200 i titoli sotto esame, 45 quelli sanzionati, 26 quelli fermati. Secondo le istituzioni potrebbero incoraggiare a pornografia, spaccio e violenza
La Cina vieta anche i videogiochi
Il Governo cinese ha imposto seri controlli sui videogiochi in circolazione all'interno della Muraglia: 200 i titoli sotto esame, 45 quelli sanzionati, 26 quelli fermati. Secondo le istituzioni potrebbero incoraggiare a pornografia, spaccio e violenza

La stretta della Cina sulle attività digitali è sempre più ferrea. Il regime al Governo, sempre più preoccupato degli effetti che la Rete può moltiplicare su oltre 300 milioni di navigatori, sta infatti facendo di tutto per fermare ogni possibile “contaminazione” della cultura popolare: filtri e controlli sono pane quotidiano, con l’occhio delle istituzioni pronto a fermarsi ora anche sui videogiochi.

Oltre 200 titoli sarebbero sotto esame, mentre 45 giochi sarebbero già stati sanzionati e 26 fermati. Trattasi in tutti i casi di produzioni estere non autorizzate che, secondo il controllore, potrebbero promuovere pornografia, violenza e spaccio. Quel che il Governo teme, insomma, è una sorta di corruzione morale derivante dalle attività al Pc. O almeno questa è la versione di facciata. In passato, infatti, ogni iniziativa censoria sembrava avere un “lato B” nelle volontà censorie delle istituzioni. Così è stato per Green Dam, ad esempio, che doveva filtrare la pornografia ma incideva anche su altri siti politicamente pericolosi; così è stato per la musica, la cui distribuzione dovrà ora avvenire soltanto previa traduzione completa dei testi; così sarà ora per i videogiochi, le cui maglie del controllo sono ancora tutte da verificare.

Non è dato sapersi quali titoli siano stati vietati, ma in ogni caso trattasi di videogiochi al di fuori delle licenze statali oppure produzioni che hanno modificato la propria impronta dopo aver già ottenuto la debita autorizzazione della General Administration of Press and Publication.

Il rapporto tra la Cina ed i videogiochi è ambivalente: c’è forte attrattiva da parte degli utenti ma, per contro, forte repulsione da parte delle autorità. La società cinese è infatti cresciuta e maturata molto, al di fuori però di una seria strutturazione comunitaria soprattutto all’interno delle grandi città. I videogiochi, pertanto, sono diventati in passato un grave problema per l’isolamento e l’obesità dei ragazzi, i quali si son trovati una console a disposizione e nessun’altra occupazione alternativa per impegnare il tempo libero. È del 2007 la stima per cui gran parte delle gravidanze odierne in Cina è causata da incontri occasionali avvenuti sul Web: attribuire oggi problemi di “corruzione morale” ai videogiochi sembra quasi un paradosso, il classico modo di guardare al fatto come ad una causa invece che come ad una manifestazione del problema.

La regolamentazione odierna dei videogames appare pertanto ancora una volta come un intervento che bada più al controllo dei contenuti che non alla salubrità della società e degli utilizzatori finali. Per questo motivo non è così semplice capire con esattezza quale sia il cuore vero dell’intervento: se il lato A, fatto di buoni proposito, o il lato B, fatto di interventi censori mascherati da cautela sociale.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti