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Secondo quanto dichiarato da Dotcom, infatti, diversi membri del Governo degli Stati Uniti avrebbero effettuato la registrazione al cyberlocker finito nell’occhio del ciclone nel corso degli ultimi mesi, inclusi alcuni appartenenti al Senato ed al Dipartimento di Giustizia, ovvero l’organo che in queste settimane sta decidendo le sorti sia del servizio in quanto tale, sia dei file caricati dagli utenti. Questi ultimi, d’altro canto, continuano a richiedere fortemente la possibilità di effettuare il backup dei documenti caricati, dei quali in alcuni casi non possiedono una copia locale.
Dell’enorme quantità di file presenti sui server che ospitavano MegaUpload, infatti, una non meglio precisata percentuale appartiene di diritto agli utenti che ne hanno effettuato l’upload con l’obiettivo di archiviarli nella nuvola così da averne sempre a disposizione una copia. Trattasi ad esempio di fotografie personali oppure di documenti di lavoro, indispensabili in alcuni casi per poter proseguire la propria attività. Sia i legali di MegaUpload che associazioni di vario genere, tra le quali
Julie Samuels dell’EFF ha infatti ribadito per l’ennesima volta come un eventuale rifiuto da parte del DOJ di offrire agli utenti tale possibilità potrebbe rappresentare una seria minaccia per l’intero scenario del cloud computing, ovvero di un settore ancora piuttosto giovane ma in grado di rivoluzionare il mondo tecnologico a livello mondiale. Impedire agli utenti di salvare i propri file significherebbe infatti minare la fiducia di numerosi altri nei confronti di servizi omologhi, gettando sulla nuvola forti dubbi circa l’effettiva sicurezza ed affidabilità della stessa.