Kaspersky, a rischio i dati di molti pazienti italiani

Secondo un'indagine di Kaspersky, il 50% degli operatori sanitari non usa app progettate per la telemedicina: a rischio la sicurezza dati dei pazienti.
Secondo un'indagine di Kaspersky, il 50% degli operatori sanitari non usa app progettate per la telemedicina: a rischio la sicurezza dati dei pazienti.

Kaspersky ha pubblicato i risultati di un’indagine a livello globale che ha rivelato come il 50% dei fornitori di servizi sanitari italiani non utilizza app progettate per la telemedicina, con conseguenze per la sicurezza dei dati dei pazienti. La metà degli intervistati, infatti, ha dichiarato che, per le sessioni a distanza, alcuni dei loro medici utilizzano app come FaceTime, Facebook Messenger, WhatsApp, Zoom, etc. Inoltre, sempre il 50% dei medici non conoscerebbe i metodi con cui vengono protetti i dati dei loro pazienti. Nonostante ciò, il 70% del personale medico ritiene che la raccolta dei dati sia uno degli aspetti più importanti dello sviluppo della tecnologia medica.

Kaspersky, attenti ai dati con la telemedicina

Le violazioni dei dati non si verificano solo a seguito di attacchi informatici. Come spesso succede anche in altri contesti, possono essere causate da errori del personale interno. Le organizzazioni sanitarie raccolgono, elaborano e condividono una grande quantità di dati sensibili e pertanto dovrebbero prestare la massima attenzione alla sicurezza delle informazioni che raccolgono. Tenuto conto che la recente transizione di massa alla sanità digitale ha aumentato il carico di responsabilità dei fornitori di servizi medici, Kaspersky ha intervistato i decision maker del settore sanitario di tutto il mondo per comprendere quali fossero i problemi di sicurezza legati alla telemedicina e analizzare i modi per affrontarli.

Dalla ricerca emerge che nessun fornitore di servizi sanitari italiano intervistato è davvero convinto che il personale medico che utilizza sessioni di telemedicina abbia un’idea chiara di come vengano protetti i dati dei pazienti. Questo accade nonostante il 70% delle organizzazioni mediche italiane abbia dichiarato di aver ricevuto una formazione dedicata alla sicurezza informatica.

Evidentemente la maggior parte dei training di formazione sulla sicurezza informatica non corrispondono alla realtà e non sono in grado di coprire gli argomenti più utili alle pratiche quotidiane dei medici. “Per accelerare l’evoluzione della sanità digitale, dobbiamo curare, gestire e governare con attenzione i dati sanitari sensibili”, ha affermato il prof. Chengyi Lin, Affiliate Professor of Strategy di INSEAD e uno dei principali esperti di trasformazione digitale. “Queste informazioni sono preziose per i pazienti e per il sistema sanitario, per migliorare le diagnosi e ridurre i costi. Possiamo sfruttare le tecnologie per garantire la privacy e offrire allo stesso tempo diversi vantaggi, ad esempio implementando ulteriori misure di privacy per facilitare l’adozione dell’intelligenza artificiale”.

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