Jobs, il film sulla vita di Steve Jobs con protagonista Ashton Kutcher, è da una decina di giorni approdato nei cinema italiani. E mentre il pubblico tricolore si reca in sala per scoprire la tanto chiacchierata pellicola, negli Stati Uniti il lungometraggio sbarca su iTunes per l’acquisto e il noleggio. Ecco qualche informazione su quel che verrà ricordato come uno dei prodotti artistici più discussi del 2013, tra aspettative elevate e delusioni post-visione.
Come citato poc’anzi, il biopic dedicato alla vita di Steve Jobs è giunto nelle sale italiane soltanto lo scorso 14 novembre, mentre negli USA è stato rilasciato ad agosto. E proprio per questo gli Stati Uniti possono già godere di noleggio e download legale da iTunes Store, a un costo di 3.99 dollari per lo streaming SD, 4.99 per quello HD, 14.99 per il download standard e 19.99 per quello ad alta definizione.
Eppure, nonostante le curiosità sollevate dal progetto, pubblico e critica non sono stati magnanimi con il film. Su Rotten Tomatoes, ad esempio, Jobs incassa solo un misero 26% di punteggio da parte dei recensori ufficiali, mentre raggiunge il 43% di voti dal pubblico. E anche altrove le recensioni sono abbastanza unanimi: si sarebbe potuto far di più.
La trama copre la vita di Steve Jobs dalla fine degli studi fino alla presentazione del primo iPod, passando per il successo iniziale di Apple ma anche per la caduta di fine anni ’80. Nonostante i dubbi della vigilia, Ashton Kutcher nel ruolo del fondatore di Apple è credibile: la somiglianza fisica è ben curata, così come le espressioni del viso e i movimenti. Quel che è carente, però, è la trama: la ricostruzione storica non è fedelissima, così come poco fedeli sembrano essere i rapporti fra i personaggi. Jobs ne appare quasi un’entità divinizzata, tanto che le lamentele di qualche mese fa di Steve Wozniak – quando la visione del trailer lo spinse a scagliare la sua rabbia in un duro intervento sul Web – sembrano davvero aver ragione d’esistere. Proprio Wozniak, il vero genio alla base di Apple I e della successiva rivoluzione del personal computer, è rappresentato con una personalità quasi assente, succube del suo compagno di avventure, così come evidente durante la presentazione di Apple I all’Homebrew Club. In realtà, chiunque abbia solo incrociato un’intervista dell’informatico ben conosce quale carattere determinato abbia e con quale franchezza esprima le sue opinioni.
Per tutta la durata della pellicola, Steve Jobs è rappresentato in una sorta di overdose dei sentimenti, quando in realtà è sempre stato ben restio a manifestare emozioni che non fossero la rabbia, sia in pubblico che in privato. Così a ogni intuizione sembra che il compianto iCEO abbia scoperto la cura per qualche letale malattia esotica, per contro ogni delusione diventa un dramma fin troppo insormontabile. Inopportunamente viscerale – tutti sembrano tramare di continuo contro Steve, come se il film non concedesse all’uomo la facoltà di sbagliare – il prodotto si adatterebbe perfettamente alla trasmissione televisiva o a una miniserie, mentre l’approdo sul grande schermo appare fin troppo forzato. Peccato che la TV abbia già avuto il suo Jobs, con quel piccolo capolavoro de I Pirati Della Silicon Valley.