iPhone 5S: tutti contro Touch ID

A seguito del video della complessa prima clonazione di un'impronta di iPhone 5S, sul Web prendono il sopravvento ansie e teorie del complotto.
iPhone 5S: tutti contro Touch ID
A seguito del video della complessa prima clonazione di un'impronta di iPhone 5S, sul Web prendono il sopravvento ansie e teorie del complotto.

Apple segna 9 milioni di iPhone 5C e iPhone 5S nel primo weekend di vendita dei nuovi melafonini, si risolleva in borsa e si avvia sorridente verso l’uscita della sua fase di stallo, durata più di nove mesi. Ma nulla di questi argomenti sembrano davvero interessare l’utenza, perché critica e social network non fanno altro che discutere di quanto sia spaventoso il nuovo Touch ID, il lettore di impronte digitali inserito nello smartphone top di gamma. Tra lecita preoccupazione e complottismo, la situazione è decisamente peggiorata rispetto a un precedente intervento di qualche giorno fa, tanto de delineare una condizione di isteria collettiva. Sarà giustificata?

Già a poche ore dal lancio di iPhone 5S, amanti e detrattori della Mela avevano lecitamente chiesto lumi sulla sicurezza di Touch ID, tra timori post scandalo NSA e teorie cospirazionistiche, pronte a chiamare in causa illuminati e rettiliani. Apple ha risposto con estrema solerzia alle questioni della prima ora, spiegando come le scansioni delle impronte digitali vengano immagazzinate in una sezione apposita del processore A7 non accessibile dall’esterno, nemmeno alla stessa Mela. Inoltre, in caso di mancato utilizzo o di tentativi d’accesso non autorizzati, quanto di salvato viene automaticamente cancellato. Tutto questo non è però bastato a frenare la furia del Web.

Ne parla oggi in un lungo intervento NBC News, con cui si spiega perché il lettore di impronte digitali targato Mela abbia già perso gran parte del suo appeal e stuzzicato le più imbarazzanti paranoie. Nonostante in un primo momento le rassicurazioni di Cupertino abbiano sortito l’effetto sperato, i video che si sono susseguiti nelle ore successive non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco.

Vi è stato lo sblocco di un iPhone con la zampa di un gattino, l’accesso tramite la scansione di un capezzolo e, notizia di ieri, la prima clonazione di impronte effettuata da un gruppo di hacker tedeschi. Poco importa se per rubare un’impronta digitale servano competenze senza pari di chimica e fisica. E poco importa se le sostanze usate per effettuare il singolare calco non si trovino di certo sullo scaffale del supermercato sotto casa, né tantomeno dal ferramenta o nelle catene del fai-da-te: l’utenza sui social network è ormai convinta che il mondo sia popolato di individui pronti a sottrarre indebitamente il calco delle proprie dita, tanto che qualcuno consiglia di “usare guanti da chirurgo anche per toccare un bicchiere”, perché la prudenza non è mai troppa ai tempi del cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”. Ad alimentare il complotto pare siano gli stessi hacker tedeschi, i quali hanno sottolineato come la «la biometria sia una tecnologia fondamentalmente progettata per l’oppressione e il controllo», sebbene loro stessi non abbiano dimostrato se le scansioni di iPhone 5S effettivamente risultino accessibili da terzi sul chip A7. Servirà ancora del tempo affinché qualche volenteroso esperto reverse engineering confermi o neghi la bontà delle affermazioni di Cupertino, nel frattempo ci si chiede cosa potrà succedere quando l’armata degli indignati digitali si accorgerà di come le impronte digitali vengano normalmente raccolte anche senza bisogno di scomodare Apple: basta richiedere un nuovo passaporto elettronico, ad esempio.

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