Quanto l'intelligenza artificiale diventa arte

Opere d'arte generate con algoritmi e reti neurali sono state vendute nel corso di un'asta, durante un evento organizzato da Google a San Francisco.
Quanto l'intelligenza artificiale diventa arte
Opere d'arte generate con algoritmi e reti neurali sono state vendute nel corso di un'asta, durante un evento organizzato da Google a San Francisco.

I big della Silicon Valley non si sono finora dimostrati particolarmente inclini a collezionare opere e le manifestazioni culturali organizzate nell’area non sono numerose. C’è chi spiega questo difficile rapporto tra arte e tecnologia con uno scarso interesse nelle materie umanistiche da parte di ingegneri e sviluppatori. Un gap che potrebbe essere colmato dall’intelligenza artificiale, come dimostra un’esposizione organizzata da Google durante il weekend.

La mostra è stata allestita in una storica sala cinematografica di San Francisco e ha visto protagoniste 29 opere realizzate con l’impiego di complessi algoritmi e reti neurali. Il principio è lo stesso di cui si è parlato lo scorso anno: un sistema nato con l’obiettivo di identificare oggetti e soggetti immortalati nelle fotografie, che ha poi dato vita ad un software capace di generare in modo del tutto autonomo artwork e pattern partendo da forme geometriche random, combinandole in modo da creare una vera e propria opera. Nel corso dell’evento è andata in scena anche un’asta, gestita da Emily Quinn, che ha visto sei dei quadri venduti per un totale di 8.000 dollari.

Sono quattro le tecnologie impiegate: DeepDream che modifica migliaia di volte una singola immagine per renderla il più somigliante possibile a quello che l’algoritmo ritiene essere il suo contenuto, Fractal DeepDream che fa lo stesso producendo però frattali, Class Visualization che combina il tutto in un singolo artwork e Style Transfer che infine modifica il risultato ottenuto ispirandosi ad un particolare stile pittorico, ad esempio quello proposto da Vincent van Gogh in “Notte stellata”. Queste le parole di Blaise Aguera y Arcas, a capo del team di Google al lavoro sulle tecniche di machine intelligence nei laboratori di Seattle, che si è occupato di allestire l’evento.

Ero abituato a pensare all’arte come a qualcosa che solo gli esseri umani possono produrre, ma ora credo che quando incontreremo una forma di vita aliena avrà qualcosa di simile.

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