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La notizia data da Instagram, l’applicazione killer recentemente acquisita da
La decisione della società può essere interpretata come l’emblema di ciò che può succedere a una startup di enorme successo che accetta di farsi acquisire da un gigante. Una misura così impopolare che nell’ambiente qualcuno già pensa che tra i trend del 2013 si imporrà chi avrà l’ambizione di detronizzare Instagram, fino ad oggi incomparabile per numeri a qualunque altro servizio di imaging in mobilità.
Cosa comportano i nuovi termini d’uso? Quattro sostanziali cambiamenti.
- Condividere le informazioni sui suoi utenti con Facebook, la sua società madre, così come con società affiliate e inserzionisti.
- Usare le foto per la pubblicità secondo il modello delle notizie sponsorizzate di Facebook (per cui anche una persona senza un profilo Instagram potrebbe trovarsi dentro un’inserzione che adoperasse una foto di un suo amico in cui è stato immortalato)
- Non specificare che un dato elemento sul sito è una inserzione pubblicitaria.
- Considerare l’utilizzo del servizio come accettazione implicita di queste condizioni, dando come unica alternativa la cancellazione dell’account.
Intanto, in Rete, sta accadendo di tutto. All Things Digital invoca una protesta di massa contro Mark Zuckerberg, mandandogli messaggi o riempiendo Instagram di immagini simboliche per ribadire il proprio no a questo cambiamento.
La società, da par suo, cerca di difendersi spiegando che si tratta di una forma di difesa innanzitutto da insidie esterne («se non dicessimo che le foto sono nostre, qualcuno potrebbe approfittarne») e che il principio è quello di difendersi dalla spam. Per il momento la sensazione è che gli utenti non siano affatto convinti.
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