India: i laser di X contro il digital divide

Il laboratorio X di Google-Alphabet sperimenta l'impiego di laser per portare la connettività nelle aree indiane ancora afflitte dal digital divide.
India: i laser di X contro il digital divide
Il laboratorio X di Google-Alphabet sperimenta l'impiego di laser per portare la connettività nelle aree indiane ancora afflitte dal digital divide.

La sperimentazione condotta negli ultimi anni da Google con il suo Project Loon ha l’obiettivo dichiarato di combattere la piaga del digital divide che ancora affligge una buona parte del globo adottando un approccio inedito e alquanto originale: con l’impiego di palloni aerostatici in orbita nella stratosfera, messi in comunicazione tra loro e capaci di rimbalzare il segnale al suolo. Ora il gruppo di Mountain View, attraverso il suo laboratorio X guidato dalla mente eclettica di Astro Teller, sta valutando un nuovo metodo potenzialmente innovativo.

In collaborazione con l’operatore AP State FiberNet che eroga il proprio servizio nello stato indiano dell’Andhra Pradesh (dove solo il 20% dei 53 milioni di abitanti dispone attualmente di un accesso a Internet), sta testando testando una tecnologia chiamata Free Space Optical Communications (FSOC) e che si basa su fasci di luce. In altre parole, laser, che possono viaggiare senza bisogno di alcun tipo di infrastruttura (dunque niente cavi) a oltre 100 Km di distanza, mettendo in comunicazione due box appositamente allineati e posizionati ad esempio sui tetti delle abitazioni oppure su una torre. La velocità di trasferimento dati è paragonabile a quella della fibra ottica, dunque estremamente performante.

A partire dal mese di gennaio Google e AP State FiberNet daranno vita a una rete formata da circa 2.000 connessioni FSOC utili per diffondere la connettività nell’area, favorendo così l’accesso alla Rete da parte della popolazione e dei professionisti. L’iniziativa fa parte di un più ampio piano governativo che mira a portare online 12 milioni di abitanti dell’Andhra Pradesh entro la fine del 2019. Un approccio che, se in grado di offrire un riscontro positivo, potrebbe potenzialmente essere replicato ovunque, contribuendo così ad assestare un colpo decisivo al problema del digital divide, purtroppo sempre attuale.

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