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Il nuovo iMac supersottile, lanciato lo scorso
Saranno sicuramente contenti i consumatori a stelle e strisce, da tempo schierati contro Apple per la sua decisione di produrre i propri device all’estero. La Mela è un’azienda di punta dagli
L’entusiasmo è tuttavia morto sul nascere. La dicitura "Assembled in USA", come facile intuire, non indica il trasferimento della produzione da Foxconn a qualche azienda statunitense, bensì solamente l’import delle componenti già pronte e il loro assemblaggio in locale. Nulla è quindi stato realmente prodotto negli USA, tanto che i primi teardown hanno dimostrato come gli iMac statunitensi e quelli cinesi siano identici, con gli stessi codici e le stesse etichette identificative delle componenti hardware normalmente maneggiate da Foxconn.
E proprio in termini di teardown, arriva il primo report da
Le ragioni di questo scarso punteggio sono fin troppo prevedibili: per ottenere un design così sottile – alle estremità si arriva a poco più di 5 millimetri di spessore – si è dovuta sacrificare la capacità d’intervento diretto da parte dell’utente. Il pannello LCD non può essere sostituito in alcun modo se non tramite Apple, perché unito al vetro di protezione, quest’ultimo a sua volta incollato alla scocca con una speciale saldatura. Accedere all’hard disk e al vano RAM, poi, è impresa davvero titatica: è necessario addirittura smontare la scheda madre. Certo, questo iMac è davvero un’opera di sapiente ingegneria, dove ogni spazio è calcolato al millimetro per garantire contemporaneamente sottigliezza e grande potenza. Ma gli utenti non si sognino di aumentare la memoria o di ampliare il disco fisso in futuro, se non sotto la costosa supervisione di un tecnico targato Mela.