Sul terreno delle offerte di connessione si sta combattendo una battaglia a viso aperto tra utenti, provider italiani e Telecom Italia. Da un lato i nuovi competitor del mercato che faticano a reggere sforzi e concorrenza, dall’altro il vecchio monopolista che non vuole cedere i propri spazi di mercato. In mezzo gli utenti, confusi e sempre più determinati nel far rispettare i propri diritti.
L’ultimissima iniziativa di questo conflitto è scoppiata proprio in questi giorni. Galactica, uno dei primissimi provider italiani e primo ad aver proposto il modello di
In una
È una ridda di accuse che chiamano in causa l’Unione Europea, le autorità italiane, i tribunali locali. Il nodo della questione, che si intreccia con moltissimi altri filoni, è l’accesso flat alla rete e in particolare il contratto stipulato da Galactica con Telecom nel marzo del 2000. Secondo quanto riportato da molte fonti, il contratto prevedeva un accordo annuale sull’affitto delle linee di Telecom Italia da parte di Galactica ad un prezzo forfettario: la tariffa non era calcolata in base al tempo speso dagli utenti ma secondo una quota mensile comprensiva di un lotto di connessioni. Questa tipologia di contratto, non approvato dall’Autorità delle telecomunicazioni e dunque taciuta agli altri operatori, non è stata rinnovata da Telecom con buona pace delle 100.000 utenze attivate e degli oltre 100 dipendenti del Provider milanese. I motivi che hanno portato Telecom al mancato rinnovo del contratto sono da ricercare probabilmente nella decisione di non rinnovare i modelli a tariffazione flat sui quali Telecom può generare meno introiti (un comportamento tenuto anche sulla
Galactica, che ha già provveduto ad avvisare i propri utenti, ora rischia la chiusura e il fallimento del proprio modello, come del resto avvenuto per alcuni
Accanto a questo scenario ne corre parallelo anche un altro che porta diritto all’affondamento delle connessioni gratuite finora praticate da molti provider o portali (il cosiddetto Freenet). Telecom Italia ha infatti deciso di abbassare gli emolumenti versati ai provider interconnessi (la revenue sharing): se prima Telecom girava, per ogni connessione sui server dell’operatore interconnesso, 14 lire a minuto, ora vorrebbe che questa tariffa fosse portata a poco più di 8. Ciò sarebbe naturalmente un brutto colpo per quei provider che su queste tariffe basavano una buona parte delle proprie entrate.
Su tutte queste prospettive incombe inoltre la
Non tutti i provider però sembrano piangere lacrime. Alcuni giorni fa, proprio in corrispondenza con l’annuncio di Telecom sulle tariffe per i provider, Cybernet Italia (ex Flashnet) ha pubblicato un
Utenti contro provider, provider contro Telecom Italia, provider contro provider. Un mercato impazzito dunque, in cui l’unica cosa che sembra chiara è la latitanza delle strutture statali che, seppur fornite di tutti i mezzi legislativi necessari, sembrano quasi guardare da lontano gli eventi lasciando, in nome forse di una rozza economia di mercato, che gli eventi precipitino da soli. Aspettiamo…