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La costante crescita della Rete pone non pochi problemi di carattere organizzativo per mantenere efficiente e funzionale l’intero Web. Associazioni come l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) si occupano di mantenere il più possibile in ordine e coerente lo sviluppo della Rete, cercando di prevederne l’espansione e approntare nuove soluzioni tecniche e formali per rispondere alle istanze delle centinaia di milioni di persone che ogni giorno vi accedono.
Mentre in molti ambienti cresce la preoccupazione per il
Partendo da questo presupposto, nel corso dei prossimi giorni l’ICANN valuterà attentamente la possibilità di creare una serie di nuovi domini da introdurre nel Web a partire dal 2009. Una proposta in attesa di votazione, infatti, ipotizza una sorta di liberalizzazione dei domini per aumentare considerevolmente il numero di combinazioni possibili per la creazione di un indirizzo di un sito Web. Se la mozione dovesse essere accettata dall’ICANN, a partire dal 2009 potrebbero nascere nuovi e insoliti domini come ".love", ".paris", ".bank" dedicati a particolari settori come il dating online, le informazioni turistiche, quelle finanziare e così via. Una proposta che potrebbe dunque rivoluzionare il Web, trasferendo l’attuale rigida politica dei domini verso una realtà maggiormente plastica e, sotto numerosi punti di vista, maggiormente consona al melting pot di culture, lingue e tradizioni presenti oggi sul Web.
Il sistema di approvazione dei nuovi domini spetterebbe comunque all’ICANN, tenuto ad accettare o rifiutare le diverse proposte formulate da istituzioni e società. Secondo la proposta presentata, l’attivazione di un nuovo dominio dovrebbe costare all’incirca 50.000 dollari al proponente, cifra che verrebbe versata all’ICANN. La scelta di imporre un prezzo così alto sarebbe principalmente motivata dalla necessità di non incentivare eccessivamente l’attivazione di nuovi domini, condizione che potrebbe portare Internet a una pericolosa babele ingovernabile.
La proposta potrebbe costituire, inoltre, una notevole apertura verso i paesi in via di sviluppo ancora