
Mancavano soltanto loro. Da alcuni giorni anche i talebani, in lutto per la morte di
Se Osama è stato il primo terrorista multimediale, inventore dei videomessaggi di rivendicazione, i talebani della nuova generazione pare abbiano compreso come il sistema più veloce ed economico (forse anche il meno tracciabile) per farsi sentire in Rete sia il microblogging.
È il caso di @Mostafa Ahmedi che da una settimana scrive talvolta anche in inglese, ha quasi 1.200 follower e rimanda al sito dell'"emirato dell’Afghanistan", il nome che i fondamentalisti danno al paese.
Tra i following, cioè gli account che i talebani seguono, ci sono militari americani o l’Afgan British UK, un’associazione benemerita. Ha dell’incredibile, ma è così. Come spiegarlo?
Abbiamo visto come
D’altronde, Twitter si è rivelato uno strumento perfetto anche per
Ma c’è di più. Twitter si sta trasformando in una piattaforma di giornalismo anonimo, in grado di superare le censure, come nel caso di @InjunctionSuper, un commentatore che ha aggirato le leggi inglesi per scrivere le sue indiscrezioni e i gossip sullo star system, provocando un vero scandalo.
Un esempio tutto italiano è stato quello del misterioso partecipante alle assise di Confindustria: con la firma di @l’imprenditore questa voce ha aggirato i divieti alla stampa fornendo notizie aggiornate e dettagliate, riprese da tutti i giornali.
Questa potrebbe essere la nuova frontiera di Twitter: un mix tra un non-luogo e un iper-luogo, capace di moltiplicare voci imbavagliate o ignorate dai sistemi di comunicazione standard, spostando più in là il confine coerente tra identità e responsabilità delle parole.
Come sempre in questi casi, non è un bene e neppure un male: dipende dall’uso che se ne fa. Ma accettiamo scommesse: quest’anno uno dei tormentoni sarà quanto Twitter debba o possa proteggere le informazioni personali degli utenti rispetto alle esigenze della legge e della sicurezza generale.