Adobe ha comunicato una piccola grande svolta: il gruppo ha promesso il proprio impegno affinché i cookies gestiti da Flash possano essere rimossi con facilità dagli utenti. Adobe ha spiegato tutto in un apposito post nel quale si precisa come l’operazione sarà resa quanto più naturale e semplice possibile integrandola direttamente all’interno del browser in uso.
A tal fine Adobe ha predisposto una apposita API denominata NPAPI ClearSiteData creata in collaborazione con Mozilla e Google: tramite quest’ultima diviene possibile la cancellazione dei cosiddetti “local data” (alias “cookies”) ed i browser interessati ad implementare la funzione non dovranno far altro che adottarne l’uso per portare l’opzione direttamente sull’interfaccia. Al momento non è chiaro se Microsoft ed Apple seguiranno il medesimo percorso poiché sul comunicato Adobe non v’è traccia dei piani di adozione della NPAPI su Internet Explorer e Safari. Per questi ultimi, però, è promessa fin da subito la modalità di “private browsing” con la versione 10.1 di Flash Player: nessuna informazione verrà archiviata quando si sta navigando in modalità privata, unendo così virtualmente in un corpo unico le opzioni della privacy del browser e quelle del Flash Player.
Adobe ricorda come l’uso dei “local data” da parte di Flash è fondamentale per ricordare le opzioni di navigazione degli utenti e facilitarne così il reperimento nel tempo ed un miglioramento dell’esperienza online. Al tempo stesso «da quando i dati locali hanno autorizzato siti e applicazioni a ricordare informazioni, ci sono preoccupazioni circa l’uso per l’archiviazione di informazioni di tracking». Adobe ha predisposto il nuovo strumento proprio per allontanare da sé ogni sospetto e per fare in modo che Flash possa continuare ad essere considerato uno strumento efficace e sicuro.
A tal fine il gruppo promette anche nuove migliorie al Flash Player Settings Manager, così che l’utente possa avere pieno e diretto controllo delle opzioni di sicurezza e possa così avere maggior consapevolezza del modo in cui Flash opera durante la navigazione.
La scelta di Adobe sembra peraltro dettata da una vera e propria esigenza espressa ormai a più livelli: alcune class action prima, ed un intervento diretto del presidente della FTC Jon Leibowitz poi, hanno infatti evidenziato tutto lo scontento per un plugin che lavora nel silenzio togliendo all’utenza la garanzia di privacy di cui necessita. I nuovi interventi sembrano cancellare i problemi segnalati in passato poiché l’adozione dei nuovi strumenti da parte dei maggiori browser sul mercato è chiaramente destinata a cambiare in modo radicale la situazione.