Huawei rimanda al mittente le accuse di frode

Huawei nega le denunce in un processo in corso negli USA, dove viene accusata anche di aver sottratto parti di un robot usato per testare gli smartphone.
Huawei rimanda al mittente le accuse di frode
Huawei nega le denunce in un processo in corso negli USA, dove viene accusata anche di aver sottratto parti di un robot usato per testare gli smartphone.

Huawei ha dichiarato, ancora una volta, di non essere responsabile di diverse accuse di frode e furto di segreti industriali, durante un’udienza in tribunale a Seattle. La società ha risposto a un totale di 10 capi, mossi nei confronti di Huawei Device Co e Huawei Device USA.

Oltre al furto e al tentativo di rubare segreti e strategie di produzione, la compagnia di Shenzen è anche accusata di frode telematica e ostacolo ad operazioni di polizia. Qualora venisse giudicata colpevole, la società rischierebbe una multa fino a 5 milioni di dollari o tre volte il valore dei segreti che vengono imputati sottrati. Il processo finale si svolgerà a marzo del 2020, durante il quale si tirerà in ballo, secondo alcune fonti, anche un certo robot utilizzato da T-Mobile per testare i dispositivi di Huawei, come forma di sicurezza.

I pubblici ministeri sostengono che un membro dello staff di Huawei abbia staccato il braccio del robot, misurato e fotografato, per poi inviarlo alla compagnia. La multinazionale ha riconosciuto il fatto, affermando di non aver mai dato mandato alla persona e di aver ricevuto tutto in maniera indipendente. Come se non bastasse, dopo aver scoperto l’operazione, l’impiegato è stato licenziato. Se poi Huawei abbia ottenuto comunque qualcosa dalle informazioni recepite, beh, questo è tutto da vedere ma è evidente che la storia ora assume davvero caratteri da telefilm.

Il caso si aggiunge a quello della CFO del gruppo, Meng Wanzhou, ancora in Canada in attesa di estradizione, con l’accusa di aver permesso a Huawei di violare le sanzioni americane contro l’Iran, canalizzando propri fondi attraverso una controllata straniera. In realtà, l’azienda è stata attaccata di continuo dal 2018 e a gennaio di quest’anno, quando un microfono nascosto dall’FBI in un evento del CES ha registrato il personale che ammetteva di avere in mente di esportare hardware in Cina, violando i termini di un accordo di stanzionamento in America, almeno in maniera temporanea. L’oggetto della disputa un nuovo tipo di vetro temprato, il cui campione sarebbe giunto in Cina per un’analisi di pre-produzione e commercializzazione.

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