Hayabusa 2, la sonda "bombarda" l'asteroide Ryugu

La sonda giapponese Hayabusa 2 ha sganciato un ordigno esplosivo sull'asteroide Ryugu per provocare un cratere.
Hayabusa 2, la sonda
La sonda giapponese Hayabusa 2 ha sganciato un ordigno esplosivo sull'asteroide Ryugu per provocare un cratere.

Ora la sonda giapponese Hayabusa 2 fa sul serio: ha “bombardato” l’asteroide Ryugu per creare un cratere dall’impatto, largo circa 10 metri. Dopo aver viaggiato per 300 milioni di chilometri ed essere scesa nei giorni scorsi, ha rilasciato un dispositivo a forma di cono da un’altezza di 500 metri, un ordigno però programmato per esplodere dopo 40 minuti dal rilascio.

Il tempo per Hayabusa 2 per allontanarsi, chiaramente per evitare totalmente qualsiasi danneggiamento a causa dei detriti dell’esplosione. Prima di allontanarsi ha però lasciato sul sito un robot con telecamera per riprendere la detonazione e trasmettere il risultato. Le immagini inviate dal robot mostrano i detriti scagliati nello spazio, quindi l’esplosione è avvenuta come previsto. “Questo è il primo esperimento al mondo di collisione con un asteroide! In futuro, esamineremo il cratere che si è formato e il modo in cui i detriti si sono diffusi nello spazio“, ha riportato l’Agenzia spaziale giapponese JAXA su Twitter.

Passeranno due settimane prima che la sonda ritorni in posizione nei pressi dell’asteroide, dopo che tutti i detriti si saranno depositati. Raccoglierà poi campioni del sottosuolo non esposti alle radiazioni solari, ai raggi cosmici e agli sbalzi estremi di temperatura. La missione principale di Hayabusa 2 è infatti studiare l’asteroide per comprendere la sua storia e quindi anche quella della Terra. Con questa azione si è cercato quindi di far sollevare frammenti del suolo, così la sonda può catturare le polveri e portarle sulla Terra per essere analizzate.

La sonda preleverà il campione di detriti con un braccio robotico e rientrerà sulla Terra nel 2020. Si tratta di una missione molto importante anche per l’Italia, perché la sonda è dotata di una bussola stellare, il sensore Star Tracker, prodotto da Leonardo a Campi Bisenzio, a Firenze. Questa è in grado di calcolare dieci volte in un secondo l’orientamento della sonda.

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