Il Governo coreano si appresta seriamene ad intraprendere una azione legale contro Google, colpevole di aver
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la cosiddetta "
Cyber Defamation Law" all’interno della divisione coreana di YouTube disabilitando la possibilità di inviare video e di inserire commenti. La
Korea Communications Commission (KCC) si prepara così a sferrare un potente attacco esaminando nei dettagli i diversi servizi che il motore di ricerca offre in Corea, nella
speranza di identificare attività illecite. Google dal canto suo motiva la decisione con il desiderio di mantenere la libertà di parola in rete e non sembra concedere spazio alle trattative.
La provocazione lanciata da Google appare quindi agli occhi del KCC come una vera e propria infrazione delle regole da non sottovalutare e per la quale diviene necessario prendere dei provvedimenti. Come
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dal giornale coreano Hankyoreh, la decisione intrapresa dal motore di ricerca avrebbe infatti messo in agitazione l’intera commissione, per la quale diviene ora evidente la necessità di impedire che il caso venga lasciato a se stesso: «le parti in alto hanno riferito che non è possibile lasciare Google agire indisturbato», ha dichiarato un ufficiale del KCC, «e ci hanno detto di trovare qualcosa per il quale punirli, quindi il team responsabile è già alla ricerca di possibili illegalità». Secondo il network policy official di KCC Hwang Cheol-jeung, la commissione starebbe infatti già
esaminando nei dettagli i diversi servizi che Google offre in terra coreana; poiché il motore di ricerca svolge numerose altre attività oltre a gestire YouTube, inclusa la gestione di messaggi pubblicitari basati sulle keyword e naturalmente la ricerca, si spera di scovare pratiche illegali quali oscenità su Internet, annunci pubblicitari malsani e violazione di copyright.
Mentre il governo coreano punta ad un incontro con i vertici della società al fine di chiarire i veri motivi che starebbero alla base della decisione intrapresa, Lee Won-jin, unit head di Google, spiega al MBC show: «non ci sono "veri motivi" dietro la disattivazione delle funzioni di upload. Ciò che vedete è tutto». La decisione arriverebbe direttamente dalla sede centrale, la quale non intende scendere a compromessi con il governo coreano: «rifiutandoci di accettare questa regola, supportiamo la libertà di espressione nella cultura di Internet».
Difficile a questo punto prevedere le prossime mosse delle due parti in gioco: il governo coreano è ben conscio di come la sfida lanciata dal motore di ricerca non possa essere sottovalutata, mentre Google appare deciso a non tornare sui suoi passi. Solo un incontro faccia a faccia potrà forse sbloccare la situazione senza ritorsioni né scontri diplomatici.
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