All’inizio di questa settimana si è parlato di un comportamento anomalo da parte della piattaforma Google Maps: cercando termini offensivi e razzisti (che volutamente evitiamo di riportare in questo articolo), il motore di ricerca interno della piattaforma conduceva alla Casa Bianca, residenza ufficiale e primo ufficio del presidente USA. Una vicenda sulla quale interviene oggi il gruppo di Mountain View.
Nel post condiviso sul blog ufficiale del servizio viene fornita una spiegazione di quanto accaduto. A Google va riconosciuto il merito di non aver scelto la via del silenzio puntando a far semplicemente calmare la acque, ma di aver affrontato la vicenda di petto, assumendosi le proprie responsabilità e mettendo in atto i provvedimenti necessari perché il problema possa essere risolto nel minor tempo possibile. Prima di riportare (in forma tradotta) un passaggio dell’intervento, è possibile riassumere quanto successo in breve: le ricerche dei luoghi su Maps si basano anche sulle query inviate dagli utenti per trovare pagine Web, dunque alcune discussioni a sfondo razzista inerenti la White House hanno fatto sì che si verificasse quanto accaduto.
In Google lavoriamo sodo per fornire alle persone le informazioni che cercano, incluse quelle riguardanti il mondo attraverso Google Maps. I nostri sistemi di ranking sono progettati per restituire risultati che corrispondono alle richieste inviate. Per Maps, questo riguarda contenuti su attività commerciali e altri luoghi pubblici presenti sul Web. Questa settimana siamo venuti a conoscenza di un passo falso commesso dal nostro sistema, chiaro e netto. Alcuni termini di ricerca offensivi hanno portato a risultati inattesi sulle mappe, soprattutto perché le persone li hanno utilizzati in discussioni online a proposito del luogo. Ciò ha causato la comparsa di risultati inappropriati che gli utenti non stavano cercando.
Il problema verrà completamente risolto entro le prossime settimane, grazie ad una modifica dell’algoritmo che gestisce le keyword digitate dagli utenti nelle ricerche su Google Maps.
Ci scusiamo in modo sincero per le offese causate, faremo di meglio in futuro.
Si tratta del secondo caso che vede la piattaforma al centro delle polemiche in poche settimane: a fine aprile era stata scovata nel territorio del Pakistan l’immagine allegata di seguito, con il logo di Android intento ad espletare i propri bisogni sulla mela morsicata di Apple. L’irriverente easter egg è stato prontamente rimosso e al responsabile sono stati revocati i permessi per l’editing delle mappe.