Google, rivoluzione anti-pirateria

Google annuncia che dalla prossima settimana penalizzerà i siti per cui si conta il maggior numero di richieste legittime di takedown per pirateria.
Google, rivoluzione anti-pirateria
Google annuncia che dalla prossima settimana penalizzerà i siti per cui si conta il maggior numero di richieste legittime di takedown per pirateria.

Google si smarca definitivamente dalla pirateria. Lo fa con una modifica sul proprio motore di ricerca, andando così incontro alle richieste dei titolari del copyright i quali da tempo puntano il dito contro Mountain View accusando il motore di lucrare sulle query e sui risultati che portano traffico all’industria pirata.

Il team di Larry Page e Sergey Brin ha annunciato una modifica sostanziale del proprio algoritmo di ricerca, aggiungendo ai vari elementi che contribuiscono alla formazione del ranking un numero ulteriore: quello delle richieste di takedown andate a buon fine. Google, insomma, cerca tra i siti indicizzati quelli che sono più volte incorsi in violazione di copyright, calcola le notifiche ufficialmente riconosciute e le considera come elemento penalizzante nel posizionamento del sito stesso sul motore.

Il nuovo algoritmo entrerà ufficialmente a regime a partire dalla prossima settimana.

La penalizzazione

Google intende portare avanti la propria iniziativa nel massimo della trasparenza. Le richieste di takedown dal motore sono infatti state segnalate già da molti mesi attraverso un apposito sito dedicato (Google Trasparency Report), ed ora tale elemento diventerà parte integrante della “ricetta” che Google utilizza per elencare i risultati a seguito delle ricerche degli utenti. Fino ad oggi Google aveva sempre rifiutato un approccio similare, ma ora sembra aver piegato il proprio agire alle richieste del mondo di Hollywood e dell’industria musicale.

Tra i primi a festeggiare la decisione, non a caso, v’è la RIAA, la quale ricorda come le azioni da intraprendere siano ancora molte, ma che questa scelta contribuisca comunque a portare maggior traffico verso le alternative legali e meno verso le fonti primarie della pirateria internazionale:

Oggi Google ha annunciato un cambiamento potenzialmente significativo nel proprio ranking di ricerca che può fare la differenza per i creatori: i siti soggetti ad un ampio numero di richieste di rimozione per violazione di copyright saranno classificati più in basso tra i risultati delle ricerche rispetto a prima. Questo comporterà un ranking migliore per i servizi musicali sotto licenza che pagano gli artisti e mettono a disposizione dei fan la musica che amano. Questo cambio è un passo importante nella giusta direzione – un passo che abbiamo chiesto urgentemente a Google ormai da tempo – e ci complimentiamo con il gruppo per questa iniziativa.

Fin da ora è semplice intuire quali possano essere i siti maggiormente colpiti dal nuovo algoritmo di Google, poiché l’elenco è accessibile da chiunque e rappresentato dalla classifica dei siti con il maggior numero di takedown registrati dal motore. La pagina apposita elenca in particolari nomi quali filestube.com, extratorrent.com, torrenthiund.com, isohunt.com e bitsnoop.com. Tra gli altri si segnalano inoltre filesonicsearch.com, filesonic.com e thepiratebay.se, nonché pastebin.com. Nelle prime posizioni della speciale classifica dei pirati non compaiono siti .it, mentre il dominio .com risulta essere quello maggiormente rappresentato in assoluto.

Cosa succederà a YouTube?

L’affair YouTube rischia di essere l’elemento più dibattuto dell’intera questione, fino ad eclissare quanto di buono il nuovo algoritmo può apportare all’ecosistema della distribuzione dei contenuti multimediali online. YouTube, infatti, è potenzialmente il sito che più di ogni altro raccoglie da sempre contestazioni per il materiale caricato (nota la diatriba da 1 miliardo di dollari contro Viacom e quella tutta italiana contro Mediaset), diventando al tempo stesso simbolo del mondo pirata simbolo della lotta alla pirateria. La dicotomia rischia ora di maturare in una nuova situazione dalla quale una iniziativa contro i pirati rischia di tramutarsi in un estremo vantaggio per la repository video di proprietà Google.

Google, infatti, ha annunciato che la modifica all’algoritmo che porterà alla nuova composizione del ranking si basa sulle richieste di takedown riconosciute, ossia richieste inviate al motore e relative a specifiche url. Quando si fa richiesta di takedown nei confronti di YouTube, però, si passa non attraverso il motore, ma bensì attraverso il sito stesso, limitando così in modo sostanziale il numero di richieste di takedown in grado di penalizzare il posizionamento del sito sul motore.

YouTube, insomma, potrebbe essere la repository meno colpita dalla novità e, anzi, potrebbe uscirne rafforzata: tutti i siti rivali, nonché i siti che ospitano embed da repository alternative a YouTube, potrebbero infatti essere penalizzati sul motore di ricerca, il tutto creando un vantaggio relativo alla proprietà Google. Per l’ennesima volta, insomma, la modifica dell’algoritmo solleva un potenziale conflitto di interessi che da una parte offre ai detentori del copyright un successo formale nella lotta alla pirateria, ma dall’altra offre a Google un vantaggio relativo nell’imporre la propria policy al sistema.

La strategia Google è in tal senso estremamente intelligente ed impone alle repository rivali una sorta di diktat: chi non si adegua agli standard di YouTube (che con il programma Content ID è da tempo all’avanguardia) rischia di veder affossato il traffico proveniente dal motore. Il mondo di Hollywood, che fino ad oggi aveva visto in Google un pericolo, trova a Mountain View un prezioso alleato. E Google lascia intendere la propria mano tesa fin dal comunicato ufficiale diramato:

Questo cambiamento nel ranking dovrebbe aiutare gli utenti a trovare più facilmente fonti qualitative e legittimate di contenuti – sia che si tratti di una preview su NPR, di uno show televisivo su Hulu o uno streaming musicale su Spotify.

Fin dalla prossima settimana sarà possibile capire quanto la modifica dell’algoritmo inciderà sul ranking e quanto, di conseguenza, contribuirà a deviare i flussi della navigazione dal mondo della pirateria al mondo della distribuzione legittima di contenuti legali. Da più parti gli occhi saranno puntati anche sul posizionamento di YouTube, per pesare il conflitto di interessi e capire quanto e se le polemiche abbiano colpito nel merito o quanto siano esclusivamente timori privi di conferme.

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