Google risponde alla FCC, e sfugge un segreto

Google ha risposto alle richieste della Federal Communication Commission su Google Voice spiegando di aver limitato i numeri esclusi dal servizio ad appena un centinaio. L'errata formattazione del documento PDF pubblicato però mette in chiaro gli omissis
Google risponde alla FCC, e sfugge un segreto
Google ha risposto alle richieste della Federal Communication Commission su Google Voice spiegando di aver limitato i numeri esclusi dal servizio ad appena un centinaio. L'errata formattazione del documento PDF pubblicato però mette in chiaro gli omissis

Su esplicita richiesta della FCC, Google ha dovuto rispondere alle indagini relative all’offerta Google Voice. Al centro della questione v’è il rispetto della Net Neutrality, e dietro questa motivazione di principio v’è una guerra di mercato che Google e Verizon stanno per combattere contro Apple ed AT&T. Google risponde alla FCC punto su punto, riporta i primi passi avanti compiuti per ottemperare alle richieste dell’authority e, inconsapevolmente, dirama dati segreti sulla diffusione del servizio tra gli utenti.

Quel che la FCC ha voluto chiedere a Google è il ruolo di Google Voice nel panorama delle telecomunicazioni. Offrendo un servizio gratuito e di grande rilevanza, infatti, Google potrebbe minare la redditività degli investimenti dell’industria andando ad operare in modo parassita sulla Rete (senza investire, ma ottenendo vantaggi importanti e monetizzabili). In particolare, AT&T ha accusato Google di una mancata trasparenza nella comunicazione e nell’offerta di un servizio che non va ad ottemperare a tutte le richieste degli utenti (il che rappresenta un disagio concorrenziale per quei gruppi che invece sono costretti a portare i propri terminali ovunque sia previsto dal Servizio Universale).

Google ha immediatamente risposto picche, tirandosi fuori dalla concorrenza con le telco, ma compiendo un immediato passo avanti. Google, infatti, ha ammesso di aver tagliato fuori parte dell’utenza in conseguenza di alcuni rischi legati al “traffic pumping” che, soprattutto in certe zone geografiche degli States, alzerebbe pesantemente i costi del servizio impedendo a Google di offrire accesso gratuito da parte dell’utenza. Prima di rispondere alla FCC, però, gli ingegneri di Mountain View sarebbero riusciti a rendere circostanziato il problema, identificando appena un centinaio di numeri che l’azienda mette all’indice e taglia fuori dalla propria copertura per evitare alti costi in assenza di vantaggi per l’utenza che intende approfittare della gratuità delle chiamate.

Nel proprio documento alla Federal Communication Commission, Google spiega altresì di aver correttamente informato l’utenza circa i limiti di Google Voice grazie alla propria pagina elencante per esteso i Termini del Servizio. Non solo: il gruppo non si nega la possibilità di imporre una tariffa per le chiamate nel caso in cui non fosse più possibile sostenere i costi del servizio. Trattasi, questa, di una ammissione che incontra gli anatemi lanciati dall’accusa (secondo cui Google userebbe il gratis come arma concorrenziale illecita per conquistare consistenti quote di mercato prima di imporre un costo agli utenti a mercato ormai conquistato). Google, comunque, nega di aver in programma nel breve periodo l’imposizione di tariffe agli utenti.

La lettera di Google è stata consegnata alla FCC in formato PDF. Una volta pubblicata, però, il disguido: alcune parti avrebbero infatti dovuto rimanere confidenziali, ma l’errata formattazione del file ha reso di pubblico dominio l’intero documento. Trapela, quindi, come Google Voice abbia ad oggi poco più di 1.4 milioni di utenti.

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