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In principio fu il CAPTCHA, quella piccola casella in cui inserire un testo o dei numeri visualizzati all’interno di un’immagine per certificare, all’invio di un modulo online, che chi sta trasmettendo i dati sia un utente reale in carne ed ossa e non un bot. Poi venne il reCAPTCHA, che richiede un semplice click e solleva il navigatore dall’esigenza di digitare alcunché. Anche questa modalità di interazione è destinata a sparire, con Invisible ReCAPTCHA.
Il sistema è sviluppato da
Non è chiaro in che modo funzionerà. L’unica certezza è che anziché analizzare i pattern di movimento del puntatore del mouse e il modo in cui si effettua il click sulla casella "I’m not a robot", verranno impiegati algoritmi avanzati e al momento non meglio specificati.
L’obiettivo dei sistemi di questo tipo è quello di riconoscere se l’input viene generato da un utente reale oppure da un bot, limitando così le azioni di spam o la generazione di un numero eccessivo di richieste ai server, che tra le altre cose potrebbe portare ad un sovraccarico delle risorse. Non è chiaro quando bigG svelerà in via ufficiale Invisible ReCAPTCHA illustrandone tutti i dettagli. Una curiosità: l’acronimo CAPTCHA sta a indicare "Completely Automated Public Turing Test to Tell Computers and Humans Apart"