Secondo le previsioni più ottimistiche, il protocollo IPv4 su cui si basano gli indirizzi numerici della Rete avrebbe ormai pochi anni di
Per trasformare il dibattito da semplice teoria a pura pragmatica, il motore di ricerca
«IPv6 offre abbastanza spazio per assegnare circa tre miliardi di indirizzi per ogni persona sul pianeta. La nostra speranza è che consentendo a tutti i computer e dispositivi mobili della Rete di comunicare tra di loro direttamente – idea nota come il principio dell’end-to-end che fu cruciale per la struttura iniziale di Internet – IPv6 possa permettere a Internet di crescere costantemente e possa consentire nuove applicazioni ancora da inventare» si legge nel post pubblicato da Google. Secondo il colosso delle ricerche online, i sistemi operativi oggi in commercio sarebbero inoltre già pronti per funzionare perfettamente con il nuovo protocollo, offrendo un supporto affidabile e di alta qualità per gli utenti.
Il primo passo pubblico di Google nella tecnologia dell’IPv6 potrebbe stimolare ulteriormente l’introduzione del nuovo protocollo anche da parte di altri soggetti operanti in Rete. A causa dei costi ancora alti, causati dalla necessità di cambiare parte delle infrastrutture dei network che insieme costituiscono Internet, le grandi società di telecomunicazioni e gli ISP sono ancora molto restii nell’adottare il protocollo IPv6. I tempi sembrano, però, essere ormai maturi: la forte crescita economica, ma anche tecnologica, dei paesi asiatici, ha accelerato sensibilmente l’assegnazione degli ultimi indirizzi IP disponibili con il protocollo IPv4. Il passaggio al nuovo standard si configura ormai come inevitabile e di stringente attualità, come dimostra chiaramente la recente scelta di Google.