Google incoraggia il typo-squatting?

La tesi è avanzata da Microsoft è semplice: Google ha trovato il modo di gestire indirettamente la parte più pericolosa del cosiddetto 'trash traffic' offrendo il parcheggio dei domini e lucrando tramite AdSense. Incoraggiato il typo-squatting?
Google incoraggia il typo-squatting?
La tesi è avanzata da Microsoft è semplice: Google ha trovato il modo di gestire indirettamente la parte più pericolosa del cosiddetto 'trash traffic' offrendo il parcheggio dei domini e lucrando tramite AdSense. Incoraggiato il typo-squatting?

La tesi è proposta dai laboratori Microsoft e ripresa dalla firma di eWeek Ryan Naraine: Google incoraggia, sia pur se non dichiaratamente, il typo-squatting. L’origine di tale comportamento va ricercata direttamente nel lucro, ma le modalità sono meno esplicite di quanto si potrebbe immaginare.

F-Secure, che da tempo denuncia attività di typo-squatting (anche contro il proprio marchio), cita l’articolo nel proprio blog offrendo un chiaro esempio di quanto Ryan Naraine propone. F-Secure aveva infatti già in Settembre denunciato l’esistenza di domini quali f-secue.com, mcafeeantiviru.com e nortpnantivirus.com, registrati dichiaratamente per raccogliere le briciole di traffico prodotte da utenti distratti o affrettati che sbagliano a digitare domini conosciuti. Microsoft è invece giunta alle proprie conclusioni analizzando nomi famosi del web, ivi compreso Microsoft.com.

Il misfatto consiste nella presenza su tali siti di promozioni AdSense tali da tramutare il “trash traffic” generato dall’errore in lucro sia per Google che per il possessore del dominio. Infatti in presenza di un errore la pagina di promozione diventa generosa fonte di suggerimenti (leggasi “click”), il tutto a danno dell’azienda detentrice del dominio ricercato ed a favore di chi pratica typo-squatting (e di chi predisponde gli annunci, ovvero Google).

La pietra dello scandalo è identificata in questo caso nel programma Google AdSense Domain Park, ove già 3 milioni di domini sarebbero parcheggiati occupando una forte porzione del “trash traffic” con la generazione parassitaria di interessanti volumi d’entrata. Il sistema diventa addirittura pericoloso nel momento in cui domini esplicitamente riservati ad un target infantile, oppure nel momento in cui vengono parcheggiati domini quali bankofdamerica.com.

Il comportamento di Google si ribalta però nel caso in cui lo stesso trattamento viene riservato al nome del motore di ricerca: il dominio googkle.com è stato infatti messo all’angolo dal momento che non solo assomigliava troppo da vicino al più famoso Google.com, ma distribuiva inoltre codice pericoloso per la sicurezza degli utenti.

Rimane aperto il dibattito relativo alla gestione di tutto ciò che in qualche modo è trash traffic: chi ha il diritto di gestirlo e come? Quali tutele dovrebbero essere riservate sul trash traffic più pericoloso? Le soluzioni proposte sono ormai variegate e lo stesso fenomeno sviluppatosi attorno al Google AdSense Domain Park non sembra costituire una risposta adeguata (così come non lo furono le proposte Microsoft, Paxfire o VeriSign). Forse soprattutto in questi casi una risposta etica, e non lucrativa, costituirebbe il miglior approccio al problema.

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