Google e Twitter: spionaggio industriale?

Polemiche negli USA all'indiscrezione che Google avrebbe offerto stock option milionarie e due dipendenti anziani per non andare a Twitter. Qualcuno parla di spionaggio industriale mascherato.
Google e Twitter: spionaggio industriale?
Polemiche negli USA all'indiscrezione che Google avrebbe offerto stock option milionarie e due dipendenti anziani per non andare a Twitter. Qualcuno parla di spionaggio industriale mascherato.

Nell’ultimo giorno nella blogosfera americana se ne parla molto e vale la pena raccontarlo anche qui: Google e Twitter sembrano protagoniste di una storia di sventato spionaggio industriale. Di mezzo ci sono segreti, e molti, molti soldi.

Una vicenda rivelata da uno scoop di TechCrunch, che piano piano è arrivato su tutti i siti, utile a comprendere come le società della silicon valley siano una realtà economica che fatichiamo a immaginare qui in Italia.

Per farla breve, Google avrebbe offerto, con la formula (discutibile negli Stati Uniti scioccati dalla crisi del 2009) delle stock option, la cifra complessiva di 150 milioni di dollari a Sundar Pichai (50) e Neal Mohan (100), due ingegneri anziani, per evitare che sentissero le sirene di Twitter o di altri social network.

La semplice offerta, addirittura in un caso il semplice sospetto, ha convinto Google a sborsare questa cifra, ovviamente accettata dai due dipendenti fortunati. Ma com’è possibile?

Evidentemente, il solo aver preso in considerazione l’offerta del microblogging ha scatenato il panico dalle parti di Big G, al comando del quale c’è da pochi giorni Larry Page, che sembra non aver problemi a spendere soldi per ottenere quel che vuole.

Alcuni commentatori, come International Business, hanno però lanciato l’allarme: Google sta giocando la carta sbagliata e di questo passo la situazione si complicherà. Per dirla con Frank Watson su SearchEngineBlog:

“Indipendentemente da ciò, il fatto che grandi fortune siano state consegnate a dirigenti di medio livello tecnico è una bandiera rossa in generale. Questo tipo di risorsa è di solito riservata ai fondatori delle aziende che ne fanno un’offerta pubblica di acquisto. Ma in realtà, attualmente molti fondatori hanno meno soldi di quanto sborsati in questo caso.”

La paura del mercato è che il Web 2.0 non arrivi sano all’appuntamento con la Borsa americana, un progetto – che coinvolge tante realtà, a partire da Facebook – sul quale punta con ogni evidenza il presidente Barack Obama, ma che se finisse nel tunnel della speculazione avrebbe effetti devastanti.

Arriverà qualcuno a parlare di pace? Per il momento sembra proprio di no, visto che molti ricordano quando due anni fa Twitter fu oggetto di interesse di Google, che voleva acquisirla. Probabilmente questa offerta, che è costata cara, è la tipica vendetta consumata fredda.

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