Google Chrome, castigo finito

Dopo le critiche sui link sponsorizzati, finiscono i 60 giorni di penalizzazione forzata su Google del browser autoctono Chrome.
Google Chrome, castigo finito
Dopo le critiche sui link sponsorizzati, finiscono i 60 giorni di penalizzazione forzata su Google del browser autoctono Chrome.

Sono finiti i tempi di magra, almeno in termini di indicizzazione, per Google Chrome. Il noto browser, infatti, era stato penalizzato dalla stessa Big G per alcune pratiche di ranking non propriamente corrette, scoperte dagli attentissimi navigatori che avevano a suo tempo segnalato il problema. Ora i 60 giorni di reclusione virtuale sono finiti per Chrome e, così, il browser può tornare ai vecchi fasti.

Il tutto è cominciato lo scorso gennaio, quando in Rete sono apparse diverse pagine con la dicitura “Sponsered by Google Chrome“, ovvero dei siti promozionali per il download del browser di Big G. Come noto, Google non ama i link sponsorizzati diffusi senza la pratica del “nofollow“, quindi il colosso del Web è caduto in un espediente che egli stesso condanna. Per dovere di trasparenza per utenti e clienti, svelata la strategia Google ha deciso di autopunirsi.

Una pratica che non appare così semplice per Big G, considerato come ha avuto effetti non propriamente positivi sul suo business. La diminuzione del ranking, infatti, pare abbia influito sul market share totale di Chrome, con la conseguenza di un lieve rialzo per il concorrente Internet Explorer, browser di casa Microsoft. Nonostante la penalizzazione, però, Google ha voluto dimostrare di trattare se stessa esattamente come qualsiasi altra realtà del Web. Ai tempi Matt Curts da Big G aveva pubblicamente dichiarato:

«Il webspam team ha intrapreso azioni manuali per penalizzare www.google.com/chrome almeno per 60 giorni. Dopo questo termine, il team di Chrome potrà fare domanda di riconsiderazione, proprio come accadrebbe per qualsiasi altra società. Durante i 60 giorni, il PageRank di www.google.com/chrome sarà inoltre diminuito per riflettere il fatto che non ci fidiamo dei link in uscita provenienti da quella pagina.»

I 60 giorni sono però giunti al termine, così come ricorda Barry Schwartz su Search Engine Land, e si attende quindi un rialzo del market share sopracitato nelle settimane a venire per il software di navigazione. Per l’utente, almeno nella pratica, questo si tradurrà in un semplice cambiamento in termini di ricerca su Google: inserendo le key “google” e “chrome”, infatti, la pagina di landing del browser sarà nuovamente la prima a comparire.

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