Google vuole diventare un assistente personale

Mountain View vorrebbe che i governi locali aprissero maggiormente i loro dati per migliorare la ricerca del motore. E seguire l'utente ad ogni passo.
Mountain View vorrebbe che i governi locali aprissero maggiormente i loro dati per migliorare la ricerca del motore. E seguire l'utente ad ogni passo.
Google vuole diventare un assistente personale

Quando Margo Georgiadis si è rivolta agli 800 urbanisti, dirigenti comunali e filantropi riuniti al tradizionale pranzo annuale del Consiglio di pianificazione di Chicago, pochi si aspettavano un invito tanto diretto: aprire i dati municipali al motore di ricerca. Le reazioni sono andate dal titubante al molto perplesso.

La ex COO di Groupon e già responsabile delle vendite di Google, oggi presidente di Google per il nord e sud america, non si è lasciata sfuggire l’occasione di raccontare pubblicamente di un motore di ricerca capace di fornire servizi molto più avanzati di quelli odierni. Un vero e proprio assistente personale:

Le informazioni in possesso dei governi locali potrebbero essere incredibilmente utili per quel che facciamo tutti i giorni. Non pensiamo più che il massimo sia avere una casella di ricerca e una risposta: se gli utenti ci dicono chi sono, dove lavorano, dove vivono, se siamo in grado di guardare il calendario di ciascuno per riassumere e organizzare quello che si sta facendo, possiamo effettivamente diventare un assistente personale.

Sembra incredibile che nelle stesse ore in cui Eric Schmidt giudicava

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lo spionaggio della NSA, la responsabile per le americhe si sia lasciata andare a uno slogan simile, ma vale la pena riportarlo: «You don’t have to ask the question because we already know what you’re looking for». In pratica, esattamente ciò che i cittadini, anche americani, non vogliono che accada senza una riscrittura completa delle attuali regole sul trattamento dati e la loro riservatezza.

Le città più smart e un sistema onnipresente

L’ambizione che muove Google, in realtà, è partecipare da protagonista all’incremento smart delle città. La mobilità intelligente, che analizza condizioni di traffico alla luce di dati storici e produce suggerimenti automatici, le mappe conseguenti, le applicazioni per farle funzionare: questo, già possibile ma molto migliorabile, è soltanto un piccolo esempio delle enormi

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dei big data. Ma prima di trattarli, bisogna possederli. Molte città hanno già cominciato ad aprirli –
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– ma Google sembra intenzionata a mettere le mani su ben altro, come i dati di volo, gli eventi locali, i dati dei sindacati, delle scuole, delle amministrazioni. E costruirvi sopra una serie di funzioni di risposta che assomiglino a un sistema che accompagni il cittadino ad ogni suo passo.
Un po’ come l’ultimo film – avveniristico fino a un certo punto – di Spike Jonze,
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, nel quale un uomo finisce per innamorarsi della sua assistente, anche se è soltanto la voce di un sistema operativo.

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