Periscope è senza alcun dubbio l’applicazione del momento: in molti la usano, tutti ne parlano. Distribuito da Twitter, il software permette di effettuare il live streaming di qualsiasi evento, in qualunque parte del mondo, semplicemente inquadrandolo con la fotocamera del proprio smartphone. Nel momento in cui viene scritto questo articolo l’app è un’esclusiva iOS, ma il team di sviluppo ha già dichiarato di volerla pubblicare in futuro in versione Android.
In passato anche Google ha valutato l’ipotesi di mettere in campo un progetto simile. Più precisamente, a farlo è stato anni fa il personale al lavoro sulla piattaforma YouTube. L’idea non si è poi tradotta in qualcosa di concreto a causa di priorità che hanno richiesto l’attenzione del team: la battaglia legale con Viacom in merito all’upload non autorizzato (da parte degli utenti) di contenuti protetti da copyright e la creazione del sistema Content ID oggi impiegato per identificare i filmati coperti da diritto d’autore. A svelarlo è un ex impiegato della società, sulle pagine del Wall Street Journal.
Google ha preso in seria considerazione la possibilità di evolvere il proprio servizio desktop per il live streaming, che oggi richiede agli utenti di ottenere l’approvazione prima di iniziare la trasmissione di un evento, in un’applicazione mobile con meno restrizioni. Però, per una serie di ragioni, l’azienda non lo ha fatto. Tra queste, stava costruendo il sistema Content ID e affrontando Viacom, dunque investire anche sul live streaming non è sembrato conveniente.
Non ci sarebbe da stupirsi se un giorno Google dovesse annunciare il rilascio di una propria applicazione alternativa a Periscope, Meerkat e Streamago Social. Si tratterebbe però di un lancio tardivo, avvenuto dopo quello di Twitter e ormai fuori tempo massimo per garantirsi fin da subito la leadership nell’ambito del live streaming, un segmento del mercato mobile con enormi potenzialità.