Glass e mal di testa: la parola a Google

L'optometrista Eli Peli, ingaggiato da Google per il progetto Glass, spiega perché un'utilizzo prolungato del dispositivo può dar luogo a lievi disturbi.
Glass e mal di testa: la parola a Google
L'optometrista Eli Peli, ingaggiato da Google per il progetto Glass, spiega perché un'utilizzo prolungato del dispositivo può dar luogo a lievi disturbi.

Google Glass è nelle mani degli Explorer da ormai più di un anno e il gruppo di Mountain View è costantemente impegnato nel rilascio di aggiornamenti in modo da migliorarne le funzionalità. Il team di ingegneri al lavoro sul dispositivo, da qualche giorno guidato da Ivy Ross, deve però fare i conti non solo con i feedback che riguardano software e design, ma anche con quelli relativi ad una presunta correlazione con un disturbo legato all’utilizzo: il mal di testa.

La questione è già stata affrontata nei mesi scorsi, con l’intervento di Chris Barrett (uno dei primi sostenitori degli occhiali per la realtà aumentata) che racconta di aver avvertito forti emicranie dopo aver indossato Glass. La sua richiesta a bigG è chiara: avvisare in qualche modo gli utenti di come un uso prolungato o scorretto del prodotto possa creare un disturbo simile. In questi giorni Google affronta l’argomento apertamente, affidandosi all’optometrista Eli Peli di Harvard, ingaggiato dall’azienda proprio per seguire gli sviluppi del progetto dal punto di vista medico. Ecco le sue parole, riportate sulle pagine del sito Betabeat.

Le sole persone che guardano spesso verso l’alto sono lavoratori come elettricisti o pittori. La maggior parte di noi guarda sempre davanti a sé o verso il basso. È risaputo che guardare in alto è meno confortevole.

Partendo da questa premessa, il dottor Peli spiega come Google abbia sperimentato con prototipi del dispositivo posizionati di fronte all’occhio o nella parte inferiore, finendo per scartarli in quanto soluzioni di questo tipo ostruiscono il campo visivo. L’angolo superiore e laterale è dunque l’unica alternativa praticabile, ma anche quella che richiede un movimento poco naturale degli occhi. Si è infatti abituati a guardare di lato per periodi molto brevi, solitamente non più di un secondo, dopodiché si è portati a girare la testa nella stessa direzione, così da poter fissare un punto posizionato di fronte. Ecco da dove arriverebbero i disturbi avvertiti da alcuni utenti.

Camminando si è sempre in equilibrio su una sola gamba, ma se proviamo a rimanere immobili sulla stessa per un periodo lungo sentiamo una tensione, perché non siamo abituati a farlo. Se si fissa il display di Glass per un minuto, lo si sta facendo per un tempo circa 60 volte superiore rispetto al normale.

In definitiva, Google Glass non è pensato né progettato per utilizzi prolungati, ma per quelle che nelle stesse FAQ ufficiali vengono definite come “micro-interazioni”, ovvero la consultazione di notifiche o messaggi mediante un rapido sguardo al piccolo schermo in dotazione. Inoltre, il fastidio potrebbe essere avvertito durante i primi giorni, per poi sparire gradualmente con l’abituarsi dell’utente al movimento. Per questi motivi il gruppo di Mountain View non sembra avere alcuna intenzione di mettere un disclaimer sulla scatole per avvisare gli acquirenti di possibili mal di testa.

Chiunque, quando acquista un nuovo paio di occhiali o li indossa per la prima volta, necessita di un periodo per abituarsi. Per certi versi è lo stesso con Glass. Incoraggiamo gli Explorer a prendere confidenza con Glass in modo intelligente, proprio come farebbero con un nuovo paio di occhiali. Come scritto nel nostro Help Center, Glass è progettato per micro-interazioni, non per fissare continuamente lo schermo, guardare un film oppure leggere “Guerra e pace”.

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