Tecnologia è potere, tecnologia è controllo

Le performance di un veicolo in fase di frenata sono importanti, per garantire sicurezza a chi guida e agli altri: ecco come la tecnologia può aiutare.
Tecnologia è potere, tecnologia è controllo
Le performance di un veicolo in fase di frenata sono importanti, per garantire sicurezza a chi guida e agli altri: ecco come la tecnologia può aiutare.

Garantire prestazioni elevate in fase di decelerazione e frenata è per un veicolo tanto importante quanto offrire buone performance durante la marcia. Addirittura di più, se si pensa alle situazioni di emergenza che possono verificarsi di continuo. Per questo ciò che accade all’interno dell’automobile quando si preme il pedale del freno dev’essere immediato, così da poter garantire la piena sicurezza a chi si trova a bordo e agli altri protagonisti della strada.

Arrestare il movimento in breve tempo e percorrendo il minor spazio possibile significa evitare impatti con quanto circonda la vettura, scongiurando incidenti di lieve entità o più gravi. Per questo da sempre l’industria automobilistica è al lavoro per trovare soluzioni innovative, sempre più efficienti, in grado di calibrare al meglio tempi ed intensità dell’arresto. La tecnologia costituisce un aiuto fondamentale, perché frenare non è più un’operazione esclusivamente meccanica, con leve e impianti idraulici che connettono il pedale al materiale d’attrito che concretamente va a fermare la rotazione degli pneumatici: nel processo hanno fatto il loro ingresso sensori, algoritmi e attuatori, ottimizzandolo sotto ogni aspetto.

Laser e freni automatici

Tecnologie come ABS (Antilock Braking System) ed ESP (Electronic Stability Program) fanno ormai parte della dotazione di ogni veicolo in commercio, essendo state impiegate sulle automobili per diversi decenni e arrivando poi anche nell’universo motociclistico. Il primo si occupa di evitare il bloccaggio delle ruote durante le frenate scongiurando così la perdita di controllo, mentre il secondo entra in azione in caso di sbandata, regolando con precisione la potenza erogata dal motore sui singoli assi per ristabilire l’assetto generale del mezzo.

La ricerca e la sperimentazione messe in campo dagli automaker hanno portato di recente alla nascita di sistemi più evoluti, come quello equipaggiato sui veicoli Ford: Active City Stop. Il funzionamento si basa sull’impiego di un telerilevatore LIDAR (Light Detection and Ranging Sensor), che 100 volte ogni singolo secondo monitora la strada di fronte alla vettura, identificando tramite laser molto prima di chi si trova al volante l’eventuale presenza di mezzi che si bloccano in maniera improvvisa. In tal caso, viaggiando ad una velocità uguale o inferiore ai 30 Km/h, si attivano i freni bloccando tempestivamente l’auto.

L’attimo in cui si attiva una frenata è il momento centrale dell’intero processo: occorre immaginare il processo di frenata come un percorso di azioni e reazioni che inizia nel momento in cui ci si accorge di un ostacolo e finisce quando l’auto si è arrestata. I meccanismi automatici notano prima un ostacolo (anticipando dunque il tempo di reazione) e sanno gestire meglio la dinamica successiva alla frenata stessa (diminuendo i tempi di arresto). La somma tra queste due qualità è misurabile in tempo (secondi necessari ad arrestare la marcia) e spazio (metri necessari al medesimo scopo). Pochi centesimi di secondo e pochi centimetri molto spesso possono fare la differenza tra un grave danno ed un lungo sospiro di sollievo.

Anche la frenata diventa intelligente

Le sollecitazioni che interessano ogni singola parte della vettura in fase di frenata sono di gran lunga superiori rispetto a quelle a cui sono normalmente sottoposti assi, ruote, motore e abitacolo durante il resto del viaggio. Dopotutto, sebbene trovandosi a bordo talvolta sia difficile rendersene conto, si tratta di un corpo da oltre una tonnellata lanciato a decine di Km/h, composto principalmente di acciaio, che dev’essere fermato in modo improvviso e nello spazio di pochi metri. Se ne accorge chi si trova suo malgrado coinvolto in un impatto. Ecco perché migliorare questo aspetto significa compiere un’enorme passo in avanti verso una mobilità più sicura, requisito da cui non si può prescindere immaginando un futuro in cui spostarsi su quattro ruote sarà sempre meno fonte di pericoli potenziali.

Oltre ai sistemi che riguardano direttamente l’impianto frenante, sempre più evoluto grazie all’integrazione di tecnologie che entrano in azione ancor prima del conducente, è possibile immaginare strumenti a bordo capaci di ridurre al minimo l’effetto degli urti, salvaguardando sia le persone che la carrozzeria. Avvisi sonori o visivi forniti in anticipo al conducente non appena viene rilevato un pericolo, impianti che tengono in considerazione fattori come la temperatura o le condizioni dell’asfalto (in parte già presenti sulle auto) e altri ausili alla guida garantiranno un livello di sicurezza sempre maggiore.

A tutto questo si aggiungeranno le soluzioni studiate dalle aziende impegnate nell’ambito della guida autonoma, o delle self-driving car per dirla all’inglese, veicoli che per forza di cose dovranno saper gestire in modo del tutto automatico emergenze e situazioni critiche. A loro spetta il compito di trainare l’intera industria delle quattro ruote sperimentando concept innovativi che in un secondo momento potranno essere integrati anche nei mezzi in cui sarà una persona in carne ed ossa a sedersi al volante, con ovvi benefici per tutti. Detto questo, finché sarà l’uomo a gestire anche una singola parte delle operazioni di guida, non ci sarà tecnologia tanto evoluta da rendere obsoleto il più vecchio e prezioso dei consigli per chi viaggia in auto: rispettare i limiti di velocità, le norme del codice stradale ed evitare inutili distrazioni. Gli algoritmi di domani tenteranno di sostituire anche il buon senso, oggigiorno ingrediente irrinunciabile.

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