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Oggi sulla scrivania di Hollande è arrivato un report del peso di 2,3 chilogrammi frutto di nove mesi di lavoro del gruppo capitanato da Pierre Lescure, già plenipotenziario televisivo francese. In esso vi sono contenuti 75 proposte su cinema, musica, televisione, libri e audiovideo per poter ancora sostenere la Cultura secondo il modello transalpino. A pagare, secondo il rapporto, dovrebbero essere i colossi del digitale.
Non una grande novità, insomma, dalle parti dell’Eliseo. La Francia ha una lunga tradizione, più che trentennale, di tassazione dei canali tecnologici a favore della cultura alta. Parigi è sempre stato il luogo dove la televisione pagava le fontane di Versailles. Ora però queste fontane dovranno pagarle gli smartphone.
Il rapporto
Lescure propone un big bang nel circuito dei fondi per la cultura, includendo pesantemente Internet. L’idea si basa sul fatto che i consumatori sono riluttanti a spendere 9 euro per un album di musica su una piattaforma digitale, ma non esitano a spendere centinaia di euro per un tablet o uno smartphone (…). Tassando Google, Amazon, Apple, si recuperano i soldi persi con la crisi imposta dalle nuove tecnologie e dal download pirata.
Il secondo obiettivo, neppure tanto mascherato, è quello di isolare finalmente il tanto
L’hashtag
Télécharger le rapport de Pierre Lescure "Contribution aux politiques culturelles à l’ère numérique" http://t.co/k5pszgE2hJ #cultureacte2
— Ministère de la Culture 🇫🇷 (@MinistereCC) May 13, 2013
Con serietà (beati loro), anche sul web si discute di questo modello certamente impegnativo, radicale, di regolamentazione dei flussi finanziari basata sulla compensazione dello sfruttamento digitale delle opere, connessa con lo sviluppo culturale e sociale di una nazione. Da noi, invece, c’è soltanto un