#firmateildecreto, si salvi l'Agenda Digitale

L'hashtag #firmateildecreto raccoglie le voci di coloro i quali all'unisono chiedono l'approvazione del Decreto Sviluppo 2.0.
#firmateildecreto, si salvi l'Agenda Digitale
L'hashtag #firmateildecreto raccoglie le voci di coloro i quali all'unisono chiedono l'approvazione del Decreto Sviluppo 2.0.

Un hashtag, una richiesta, una speranza: “firmate il decreto“. Anzi, #firmateildecreto. Così l’utenza italiana sta rispondendo al conto alla rovescia che nei fatti separa l’Agenda Digitale da una fine ingloriosa e per molti versi inattesa. Un hashtag che vede già grande partecipazione ed al quale chiunque può partecipare con un proprio tweet:


Un hashtag per molti versi impreciso, ma comunque efficace. Il decreto non va infatti firmato, ma convertito. Va convertito in legge prima che scada dopo due mesi dalla promulgazione originale, il che rimanda al 18 dicembre la data ultima per il “sì” definitivo. Tuttavia la questione è ben più complessa di quanto possa sembrare, poiché le scadenze tecniche si intrecciano alla matassa della crisi politica, creando più di un nodo difficile da sbrogliare.

#firmateildecreto fa appello alla fiducia con cui Antonio Palmieri (PDL) ha promesso l’impegno della propria fazione affinché il Decreto Sviluppo 2.0 possa essere convertito. Ma è un appello disperato: i tempi sono infatti estremamente brevi ed il grande progetto di una Agenda Digitale potrebbe uscirne come un papocchio all’interno di un maxiemendamento alla Legge di Stabilità. Il rischio è che i lavori di un anno almeno di lavoro vadano in fumo sotto il peso della crisi di Governo, o che nella fretta passi tra le maglie qualche intervento maldestro a cui il prossimo governo dovrebbe in seguito metter mano.

Al momento la situazione è molto confusa e non si sa cosa le varie segreterie abbiano in cantiere: innovazione e urne elettorali entrano nuovamente in conflitto ed un hashtag sta tentando almeno a livello simbolico di districare la questione. Ognuno, a livello simbolico, può cinguettare il proprio voto, nella speranza che in Parlamento qualcuno noti sui propri tablet che l’Agenda Digitale ha una community attenta, viva e pronta ad alzare la voce.

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