Fiera delle startup: gente che ci crede

La Fiera delle startup ha chiuso con numeri record: 200 stand (60 la scorsa edizione) e 1500 visitatori. Un messaggio chiaro: noi ci siamo.
Fiera delle startup: gente che ci crede
La Fiera delle startup ha chiuso con numeri record: 200 stand (60 la scorsa edizione) e 1500 visitatori. Un messaggio chiaro: noi ci siamo.

La seconda edizione della Fiera delle startup si è conclusa ieri sera, ma i suoi effetti si riverberanno ancora per qualche tempo in Rete. Comprensibile, vista la sua natura aggregativa che ne fa qualcosa di molto diverso dagli altri appuntamenti per startupper: meno competizione, niente pitch e premi in denaro, nessuna particolare selezione per categoria.

La Fiera ha rispettato il suo nome, che sa di forme antiche ma che funzionano e funzioneranno sempre, puntando su un concetto immediato: mettere tutti assieme, nel numero più grande possibile, e lasciare che le cose accadano. Duecento startup, 1500 visitatori accreditati, convegni nell’auditorium, mani che si stringevano, occhi che guardavano curiosi l’idea degli altri stand, investitori e incubatori a fare il giro delle startup e viceversa.

La Fiera ospitata ieri alla sede del Sole24Ore è stata un caleidoscopio, praticamente impossibile da raccontare. Per farsi un’idea della ricchezza delle proposte basta seguire lo storytelling dell’evento. Ci sono però alcuni momenti che vanno certamente fermati.

Startup: la top ten

Le duecento startup ospiti della fiera si sono contese l’attenzione degli investitori, ma erano lì grazie anche ai like espressi sul sito ufficiale, dove ciascuna si era presentato con un video di tre minuti. Le dieci più votate sono state rese note ieri e comprendono realtà molto diverse fra loro come TrafficO2, Starteed, Jobyourlife, TraveLinkIn. Anche in questo caso emerge la forte differenziazione, con startup che si occupano crowdfunding, di promozione turistica, lavoro, salute, mobilità ecologica.

Gli stand presenti nell'atrio basso della sede del quotidiano finanziario milanese. Per accoglierle tutte e 200 sono stati utilizzati anche altri piani e due altri edifici.

Gli stand presenti nell’atrio basso della sede del quotidiano finanziario milanese. Per accoglierle tutte e 200 sono stati utilizzati anche altri piani e due altri edifici.

I convegni e il termine “qualcosatori”

L’altro aspetto della fiera è quello dei convegni. Quello introduttivo, moderato da Luca De Biase, ha visto protagonista Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica al Ministero dello Sviluppo economico. Un intervento, il suo, utile a rendicontare l’attività dello Stato per il settore startup, iniziato con il decreto sviluppo, e soprattutto a valutare i prossimi obiettivi. La fase due dell’ecosistema italiano passa per due punti: ottenere il decreto attuativo sui fondi strutturali per le startup (che alimentano i vantaggi fiscali previsti dalla legge 221, che rappresentano un costo per lo Stato e quindi sono a capo del ministero dell’Economia); integrare le norme sul crowdfunding, frutto della consultazione della Consob.

Il testo, diciamolo apertamente, è molto deludente. Abbiamo scritto una letteraccia alla Consob e ci hanno detto che stanno lavorando, stanno limando alcune cose. Il quadro disciplinare sulle startup che abbiamo creato è molto innovativo, persino a Bruxelles hanno faticato un po’ a capirlo, ma siamo veramente a un passo dal fornire al sistema un contributo in termini di vantaggi iniziali, sburocratizzazione, molto avanzato e in grado, noi pensiamo, di sostenere la nuova impresa italiana.

Luca De Biase - Nova24 - ha inaugurato la Fiera con un dibattito sullo stato dell'arte della legge sulle startup.

Luca De Biase – Nova24 – ha inaugurato la Fiera con un dibattito sullo stato dell’arte della legge sulle startup.

Molti altri argomenti sono stati sviluppati nei dibattiti durante l’intero pomeriggio, dal commento di Federico Barilli e Luca Tremolada al decreto sviluppo, ai suggerimenti sugl investimenti nelle piccole imprese, oppure il progetto AdottUp, un programma di Confindustria molto interessante (di cui parleremo). L’osmosi fra gli spazi della fiera e l’auditorium è stata possibile grazie alla forte presenza dei cosiddetti “qualcosatori”, termine inventato proprio in questo ambiente (pare da Mantegazzini) e che indica tutti coloro che in qualche modo fanno qualcosa per le startup senza esserlo: incubatori, angel investor, acceleratori, dipartimenti, associazioni di categoria, studi legali, camere di commercio, divulgatori. Senza di loro, le startup sarebbero sole. Invece non lo sono.

Intervista all’ideatore della Fiera

Francesco Mantegazzini, Head of Investor Relations and Business Development per il Gruppo Sole 24 Ore, è l’anima della Fiera delle startup, anche se tiene a precisare che di fatto è il risultato del lavoro volontario di almeno 150 persone e che il suo valore sta nel fatto di non rappresentare nessun interesse particolare. Il giorno dopo è il momento di bilanci.

La Fiera non assomiglia a nient’altro in Italia: è perché non sembra porsi obiettivi specifici?

In un certo senso sì. O meglio, il suo obiettivo è lanciare un messagio forte e chiaro al paese: qui c’è gente che ci crede. Il paese è in crisi, però ci sono tante forze che pensano si possa fare qualcosa. E tutti quelli che sono intervenuti, sono intervenuti con noi, non per noi o per una passerella.

Obiettivo raggiunto: i dibattiti non hanno mai avuto un mood istituzionale…

Vero e sono contento, ma non avevo dubbi: eravamo stati talmente chiari sin dall’inizio che si è discusso concretamente delle cose da fare, con lo spirito giusto. Firpo è stato molto efficace e credo che la sua provenienza dallo startup business lo abbia aiutato.

Mancano un paio di decreti importanti, sembra sempre che in Italia manchi un centesimo per fare un euro. Per quale motivo?

Le difficoltà ci sono, però non dimentichiamo la differenza abissale che c’è tra il migliorare una cosa e doverla ancora lanciare. Un esempio è quello del testo sul crowdfunding: non è bello, ora però c’è. Sull’ecosistema startup stiamo discutendo su come migliorare le cose, non più su come lanciarle. Non era scontato.

Qualcuno si è lamentato della dispersione della fiera, che non è stato garantito che ogni startup potesse parlare con un potenziale investitore.

Va chiarito un concetto: anche io mi occupo di investimenti sulle startup e posso assicurare che ogni investitore ha un suo profilo. Fa parte un po’ dell’immaginario l’investitore che inciampa in una startup e ne rimane folgorato: in realtà l’investitore sa molto bene cosa gli interessa, il settore di cui occuparsi. Per mettere un po’ d’ordine nel caos gli investitori erano orientati da una mappa e hanno valutato in libertà. Un altro aspetto importante è la pubblicità: per partecipare alla fiera le startup hanno prodotto dei video-pitch, visti su un sito che ha fatto 290 mila page view. Tutto questo lavoro sarà molto utile per loro in futuro.

La Fiera 2014 a questo punto è scontata?

Francamente non mi sentirei di garantirlo. Non so se ci sarà, non so se avrà ancora questo nome. Una cosa la so: per me vale il principio di mettere assieme tante startup e i qualcosatori, prima di tutto per lavorare alla comunicazione verso un grande pubblico che ha ancora bisogno di scoprire questa realtà, e anche se vogliamo per sfatare qualche mito. Ne cito due: che le startup siano fatte soltanto dai giovani e che si occupino prevalentemente di web e applicazioni. Un giro alla fiera avrebbe subito smontato questi due clichè. Il settore è molto più ricco ed è una speranza per l’Italia.

La Fiera in tre minuti

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