Facebook: un business per le aziende, ma negato ai dipendenti

Le imprese dicono sì al business sui social network, ma continuano a negarlo ai loro dipendenti.
Facebook: un business per le aziende, ma negato ai dipendenti
Le imprese dicono sì al business sui social network, ma continuano a negarlo ai loro dipendenti.

L’atteggiamento delle imprese verso i social network sta cambiando, ma con vistose contraddizioni: lenti nel valutare il business e fin troppo zelanti nel negarlo ai dipendenti.

Una lettura incrociata di alcune statistiche porta a questa conclusione: gli italiani vanno matti per Facebook, però se presi singolarmente, perché quando si tratta del rapporto delle aziende e dei loro dipendenti si torna a dinamiche quasi fordiste: scarsa innovazione e pretesa di controllo.

L’Osservatorio business intelligence dell’Università Bocconi di Milano ha registrato nell’ultimo anno un deciso passo in avanti delle imprese a sfruttare le potenzialità commerciali dei social media, guardati con diffidenza fino a poco tempo fa. In una ricerca di Andrea Albanese, “Customer Experience and Social Network” (PDF) tre quarti delle 1080 aziende intervistate considera Facebook, Twitter, LinkedIn strumenti di feedback del marchio, del prodotto, e un 4% ha dichiarato persino di aver cambiato strategia dopo alcuni commenti su Facebook e “like”.

Certo, c’è ancora moltissimo da fare, mancano le figure professionali per gestire queste informazioni (il 34% delle aziende si affida ancora a ricerche manuali, ignorando i motori appositamente pensati per le ricerche di mercato), e mancano i servizi adeguati per sfruttare le occasioni, ma si può dire che il dado è tratto. Non per tutti però.

L’Italia è anche uno dei paesi dove è più complicato per i dipendenti di un’azienda accedere ai social network. Kaspersky, società di sicurezza informatica, ha affermato che quasi tre quarti delle aziende tricolore bloccano l’accesso ai principali social network dalla rete interna. L’Italia batte tutti in quanto a intolleranza, seguono Spagna (76%), Gran Bretagna (71%), Francia (64%) e Germania (63%).

Le ragioni sono facili da intuire: controllare il dipendente, evitare perdita di produttività. Tuttavia, non ci sono statistiche che mostrino una relazione tra l’uso dei social network e la qualità del lavoro. Anzi, molti esperti della materia ritengono che questo blocco peggiori il rapporto del lavoratore con il suo ambiente e non lo metta comunque al riparo da comportamenti a rischio. Meglio un corso di aggiornamento sui rischi per la privacy dei social network.

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