Facebook, la privacy sarà nelle mani dell'utente

Facebook sta per proporre alla FTC un cambiamento nel modo di approcciare la privacy: al bando l'opt-out, arriva l'opt-in. E 20 anni di controlli.
Facebook, la privacy sarà nelle mani dell'utente
Facebook sta per proporre alla FTC un cambiamento nel modo di approcciare la privacy: al bando l'opt-out, arriva l'opt-in. E 20 anni di controlli.

Se in passato Facebook non ha sempre brillato in linearità e trasparenza per quanto concerne il rispetto della privacy degli utenti, presto la situazione potrebbe cambiare. E potrebbe cambiare in modo radicale, ribaltando del tutto la situazione per riportare gli utenti in possesso del diritto di controllare appieno i propri dati.

Parte tutto dalle indagini che hanno messo Facebook con le spalle al muro: il gruppo, per trovare un accordo con le autorità, starebbe per proporre un radicale cambiamento nel proprio approccio al problema, garantendo di fatto l’utente prima ancora di tentare di forzare la mano per sfruttare i dati forniti al sistema. Sebbene l’accordo non sia ad oggi ancora cosa ufficiale, le notizie trapelate prefigurano un cambio di orizzonte del tutto radicale.

La differenza tra il passato ed il presente è quella tra il principio di “opt-out” a quello di “opt-in”. Il peccato identificato in Facebook è quello dell’opt-out: quando all’utente vengono cambiate le impostazioni sulla privacy agendo in modo retroattivo sui dati, automaticamente si è attuata una forzatura che non è più possibile tollerare. La virtù è invece quella dell’opt-in: quando le impostazioni cambiano, Facebook deve avere a disposizione una specifica, chiara e trasparente autorizzazione per poter applicare le nuove regole in modo retroattivo sui dati già disponibili.

L’accordo che Facebook starebbe per proporre alla Federal Trade Commission prevede altresì un ricorrente controllo autonomo da parte di entità esterne per la durata di un ventennio. Per venti anni, insomma, Facebook accetta di sottoporsi ad un controllo sulle policy adottate, scegliendo in pratica il medesimo trattamento già imposto a Google a seguito dell’affair Google Buzz.

 

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