Facebook e Yahoo: accordo per brevetti e advertising

Dopo essersi scontrati sui brevetti, Facebook e Yahoo annunciano un accordo: collaboreranno persino sull'advertising.
Facebook e Yahoo: accordo per brevetti e advertising
Dopo essersi scontrati sui brevetti, Facebook e Yahoo annunciano un accordo: collaboreranno persino sull'advertising.

Se non puoi fartelo nemico, alleati. Facebook e Yahoo hanno annunciato un accordo di estrema importanza: dopo mesi di schermaglie legali sui brevetti che preannunciavano una battaglia in tribunale dai costi esorbitanti, le due società hanno emanato un comunicato congiunto. È pace fatta. La soluzione è un accordo a somma zero.

Le due grandi società californiane erano sul piede di guerra per questioni di brevetti che Yahoo riteneva fossero stati utilizzati da Facebook senza adeguato riconoscimento: opinione che Facebook poi ha ribadito ma in senso contrario. Fino a questo accordo, che si basa su un principio semplice: invece di sborsare, potenzialmente, molto denaro per poterne ricavare dall’avversario altrettanto – o magari meno – si sigla un accordo industriale per creare un’alleanza strategica.

“[…] Un accordo definitivo per lanciare una partnership sul fronte della pubblicità e per porre fine a tutti i ricorsi pendenti tra le due società in materia di brevetti. […] Le parti hanno intenzione di cooperare per promuovere e distribuire meglio i contenuti sulle due piattaforme.”

Facile immaginare i benefici per le società (entrambe quotate in Borsa, che hanno registrato rispettivamente un +0,3% e +0,6%), ma anche per gli utenti: i due colossi di Menlo Park e Sunnyvale potranno costruire una piattaforma virtuale, mantenendo le rispettive forme, dove alzare il valore pubblicitario delle pagine e quindi dei ricavi, ma anche elevando il livello di servizi e applicazioni.

Tutto sommato, un’ottima opzione, sia per Facebook – sempre alle prese col dilemma su come valorizzare il suo immenso parco utenti rispetto all’advertising – sia per Yahoo, che aveva bisogno di ricostruirsi un’immagine dopo l’episodio imbarazzante del CEO Scott Thompson, grande accusatore di Facebook sulla proprietà intellettuale, ma poi licenziato perché aveva mentito sul suo curriculum.

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