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A un anno esatto dal
La Commissione aveva deciso di far firmare una intesa con Microsoft, Facebook, Twitter, Google, insomma le big company della Rete, per cercare di migliorare le statistiche di rimozione dei contenuti illeciti in tempi ragionevoli. Dopo una prima valutazione lo scorso dicembre, ancora poco significativa, quella arrivata ieri mostra un balzo piuttosto impressionante. Naturalmente sono statistiche influenzate da una serie di dati molto brevi, quindi è ovvio che migliorano molto di volta in volta, partendo da quasi zero, ma in termini assoluti restano importanti: la percentuale di accoglimento delle notifiche per contenuti violenti ormai sfiora il 60%. Lo dice
Fighting #onlinehatespeech: our work with social media #onlineplatforms & civil society shows progress https://t.co/OMqzF0QMQV #NoPlace4Hate pic.twitter.com/Yqd3M2MOGp
— Andrus Ansip (@Ansip_EU) June 1, 2017
Sottoscrivendo il codice di condotta (
I risultati della seconda valutazione mostrano che in media nel 59% dei casi le società hanno risposto alle notifiche, percentuale raddoppiata in sei mesi. Nello stesso periodo la percentuale di notifiche riesaminate entro 24 ore è passata da 40% a 51%. Ci sono differenze tra piattaforme e strumenti. Il monitoraggio ha evidenziato che mentre Facebook invia agli utenti un feedback sistematico sul modo in cui le loro notifiche sono state valutate, tra le società informatiche le pratiche differiscono notevolmente. La qualità del feedback sulla motivazione della decisione è un aspetto in cui sono possibili ulteriori progressi secondo i valutatori.

La seconda valutazione della Commissione dimostra come in media, nel 59% dei casi le società informatiche hanno risposto alle notifiche riguardanti li’incitamento all’odio rimuovendo il contenuto. Questa percentuale è più di due volte superiore a quella del 28% registrata sei mesi fa. Tutti i big mostrano statistiche in forte crescita: Facebook è la prima e sola società che ha raggiunto pienamente l’obiettivo di riesaminare la maggior parte delle notifiche entro il giorno stesso. Fino ad oggi l’opinione prevalente era che non lo facesse.
Vĕra Jourová, Commissaria europea per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, ha commentato questi dati:
I risultati della seconda valutazione del codice di condotta sono incoraggianti. Le società informatiche stanno eliminando, a un ritmo più sostenuto, il doppio dei casi di illecito incitamento all’odio rispetto a sei mesi fa. Dimostra che un approccio di autoregolamentazione può funzionare se tutti gli attori fanno la loro parte. Va tuttavia ricordato che le società informatiche hanno una grande responsabilità e devono compiere ulteriori progressi per tenere fede a tutti gli impegni assunti.

Le rimozioni secondo i Paesi. Si nota come l’Italia registri una impennata clamorosa negli ultimi sei mesi. Il dato è influenzato dal fatto che i tassi di rimozione tra i due canali di comunicazione stanno convergendo, riducendo il divario in differenza di trattamento a seconda della fonte della notifica (flagger attendibili o utenti generali). Il dato italiano è prodotto dall’analisi dell’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che ha segnalato 197 casi. Le statistiche generali dei social in Europa confermano purtroppo che il principale terreno dove si sfoga l’hate speech è nei confronti degli immigrati e dei rifugiati, nel 17,8% dei casi, che si somma col 17,7% dei discorsi d’odio indirizzati più generalmente ai musulmani; la terza voce, col 15,8% è l’origine etnica.
Di cosa abbiamo discusso, allora?
Di fronte a questi dati, ci si chiede: allora di cosa si è discusso fino ad oggi? Webnews ha sempre