Se oggi è possibile avere giochi come The Witcher 3, il merito è anche di coloro che nei decenni passati hanno sviluppato e sperimentato con i titoli che sono rimasti nel cuore di tutti i retrogamer. Sconosciuti ai più giovani, continuano ad essere apprezzati da chi ha avuto modo di provarli di persona in versione coin-op, sui primi computer oppure sulle console domestiche più datate. Grazie al MAME, però, tutti possono fare un salto temporale indietro ad un epoca in cui modelli poligonali e texture non erano altro che una fantasiosa utopia. Oggi il progetto diventa ufficialmente open source.
L’emulatore (l’acronimo sta a indicare Multiple Arcade Machine Emulator) si apre dunque ufficialmente all’intera community di utenti e appassionati, che potranno mettervi mano per apportare miglioramenti e modifiche. In realtà già da tempo è così, ma in passato la distribuzione avveniva attraverso una licenza BSD per proibirne qualsiasi sfruttamento a fini commerciali: il riferimento non è solo alla vendita, ma ad esempio anche ai musei che fanno pagare un biglietto d’ingresso ai visitatori e poi espongono cabinati basati su MAME con giochi in esecuzione.
La versione più recente, la 1.61, garantisce il supporto per migliaia di titoli sulle piattaforme Windows, Mac e Linux. La finalità principale del progetto, però, non è quella di consentire a chiunque di giocarvi, anche perché le ROM restano tuttora protette da copyright. L’obiettivo è stato fin dall’inizio quello di emulare il funzionamento delle macchine da gioco e di preservarne la tecnologia oltre il loro naturale ciclo vitale, tramandandola dunque alle generazioni che non avrebbero altrimenti modo di vederle in azione. Il fatto che installando l’emulatore nel proprio computer ci si possa divertire è “solamente” un piacevole effetto collaterale, come riportato anche sul sito ufficiale.
Di certo, per preservare i titoli e dimostrare che il comportamento di quelli emulati è uguale a quello delle versioni originali, bisogna poterli giocare. Questo è considerato un bell’effetto collaterale, ma non è l’obiettivo principale di MAME.
Cosa cambierà dunque, ora che l’intero progetto è diventato ufficialmente open source? Nel breve periodo probabilmente nulla. La novità riguarda più che altro la definizione con la quale rivolgersi al progetto, ma in futuro questo potrebbe spingere un numero sempre maggiore di appassionati e sviluppatori a fornire liberamente il loro contributo, migliorandone la compatibilità con le ROM e le prestazioni, il tutto a beneficio dei retrogamer. Pardon, della memoria videoludica.