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VideoEgg, Hi5 e altri dieci imputati la cui identità deve essere ancora rivelata sono stati portati in tribunale dalla EMI per la più classica delle violazioni nell’epoca di internet, quella del diritto d’autore. Ma nel caso specifico ci sono dei interessanti peculiarità.
La EMI è stata una delle prime grandi major a
Nessuno ha intentato tante cause quanto la EMI portando in tribunale siti che spaziano da Infospace a AllOfMp3 e da iTunes a YouTube. In un certo senso la sua politica era di apertura ragionevole: offrendo un’alternativa a basso prezzo e senza DRM pretendeva e pretende la repressione dell’illegalità.
La cosa interessante tuttavia è che fonti vicine agli imputati, come riporta il Washington Post, sostengono che le parti in causa abbiano cercato a lungo una soluzione che non li portasse al processo, ma non sembrano esserci stati i presupposti per un accordo e pare sia stata la EMI a non voler cedere. Insomma la grande etichetta musicale vorrebbe la testa degli imputati su un piatto d’argento.
La causa con tutta probabilità ruoterà intorno ad Hi5, il social network al quale fino a poco tempo fa VideoEgg forniva i servizi video. Con tutta probabilità trattandosi della medesima casa anche gli altri imputati dovrebbero essere compagnie che hanno preso parte ai crimini contro il diritto d’autore perpetrati su Hi5.
Dall’altra parte Hi5 si difende sostenendo che hanno sempre agito in piena regolarità, conformi al Digital Millenium Copyright Act (che obbliga i siti a levare materiale coperto da copyright quando il proprietario lo segnala) e che non hanno mai ricevuto segnalazioni dalla EMI prima della denuncia.