eCommerce: consumatori più pronti delle aziende

La IX edizione di Netcomm forum racconta il trend positivo del mercato del commercio elettronico, ma anche la paradossale resistenza sul lato dell'offerta.
eCommerce: consumatori più pronti delle aziende
La IX edizione di Netcomm forum racconta il trend positivo del mercato del commercio elettronico, ma anche la paradossale resistenza sul lato dell'offerta.

Crescita a doppia cifra, fatturato complessivo vicino ai 20 miliardi e valore nel mercato offline di 70 miliardi di euro. I numeri del 2013 passeranno alla storia per essere quelli della crescita record del mobile commerce, che ha trascinato tutti gli altri comparti fino a toccare la quota prevista, quest’anno, di un miliardo di euro. La mobilità abbassa la soglia di accesso al commercio online, contribuisce a creare la multicanalità indispensabile per questo settore. Il Netcomm eCommerce forum, oggi a Milano, ha raccontato tutto questo e molto altro.

Quando il presidente di Netcomm, Roberto Liscia, è salito sul palco per inaugurare la giornata e ha cominciato a snocciolare i dati salienti dell’ultimo studio dell’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano è stato subito chiaro che l’impennata dell’ecommerce in Italia comincia a dare impulso ad argomenti che si credevano prematuri nel paese del digital divide, come ad esempio i digital skills delle imprese: clamorosamente più arretrate dei consumatori.

Questa dinamica è attestata dall’andamento del fatturato complessivo (+20% all’anno negli ultimi anni) e stimato oltre i 13 miliardi di euro per il 2014, congiuntamente all’impennata del numero di acquirenti online italiani che sono passati in tre anni da 9 a 16 milioni. In Italia la penetrazione dell’eCommerce sul totale del mercato retail sta crescendo e passa dal 3 al 3,6%. Così commenta Liscia:

Vale la pena di sottolineare che oltre all’abbigliamento, che è stato sicuramente il motore dello sviluppo degli ultimi anni, anche il food e l’arredamento hanno cominciato il loro percorso. Si tratta di quei settori che hanno capito l’importanza di raggiungere quei 2 miliardi di cittadini del mondo digitale che cercano prodotti di qualità e che sempre di più vogliono andare alla fonte, superando tutti i processi di intermediazione a scarso valore aggiunto. Già nel 2013 le vendite all’estero sono cresciute del 28% raggiungendo la ragguardevole cifra di 2 miliardi di euro, grazie proprio alla spinta dell’abbigliamento e del turismo. È prevedibile che nel 2014 si verifichi un incremento analogo. Questo avviene per effetto dell’offerta sempre più ampia di prodotti disponibili online e per lo sviluppo dei marketplace internazionali, che sempre più consentono ai prodotti di punta del nostro export di raggiungere i mercati di tutto il mondo.

L’internazionalizzazione

Dopo gli interventi dei padroni di casa, Roberto Liscia e Alessandro Perego, la plenaria del Netcomm forum ha visto intervenire alcuni speaker sul tema dell’internazionalizzazione. Nomi, ma soprattutto esperienze di marchi, che hanno raccontato dal loro punto di vista cos’è il commercio elettronico. Antonio Sciuto, head of ecommerce di Nestlè, ha sottolineato gli sforzi fondamentali dell’azienda per crescere nel difficile comparto dell’alimentazione, tramite staff specializzati, joint venture assolutamente originali (qualcuno è forse rimasto indifferente all’abbinamento Kit-Kat e Android?). Se il mobile sta rivoluzionando il mondo, chi meglio di Facebook è pronto a rappresentare un’occasione per le aziende? Lo ha spiegato con estrema franchezza Marco Centauro, direttore del global marketing per il sud Europa: il social network da oltre un miliardo di utenti mensili ha finalmentre trovato nella mobilità il suo canale privilegiato per veicolare brand e pubblicità. Poste Italiane sta lavorando molto sul proprio sito per dare servizi di export, per diventare sia negozio che markeplace per le imprese.

Marco Centauro, direttore per il sud Europa delle marketing solution di Facebook, oggi al Netcomm ecommerce forum a Milano. Lo smartphone, secondo tutti gli ossservatori, è il più grande driver del commercio elettronico al livello mondiale. Anche in Italia lo strumento, pur coprendo per l'8% l'incidenza sugli acquisti online, cresce del 40% l'anno ed è molto utilizzato anche per scoprire, conoscere meglio un prodotto, poi acquistato sul web oppure offline con altre modalità.

Marco Centauro, direttore per il sud Europa delle marketing solution di Facebook, oggi al Netcomm ecommerce forum a Milano. Lo smartphone, secondo tutti gli ossservatori, è il più grande driver del commercio elettronico al livello mondiale. Anche in Italia lo strumento, pur coprendo per l’8% l’incidenza sugli acquisti online, cresce del 40% l’anno ed è molto utilizzato anche per scoprire, conoscere meglio un prodotto, poi acquistato sul web oppure offline con altre modalità.

Lo scenario

La giornata dell’eCommerce forum a Fiera Milano city proseguirà per tutta la giornata tra stand e workshop nei quali si parlerà di mobile payment, strategie multicanale, customer service, nelle diverse aree e sale della kermesse. Se però si volesse sinterizzare lo scenario attuale partendo dagli interventi e dalle statistiche rese note oggi, si potrebbe dire questo:

  • Venti milioni di italiani hanno comprato online almeno una volta nella vita.
  • Il 10% di tutto l’ammontare del retail è deciso informandosi sul web, anche se non sempre l’acquisto è online.
  • Il tasso di crescita del commercio elettronico in Italia è quasi doppio rispetto ai paesi con penetrazione tradizionalmente più alta.
  • L’Italia è un paese peculiare, dove i servizi online sono più acquistati dei prodotti, ma i prodotti di eccellenza, a partire dal fashion e il turismo, contribuiscono in modo determinante all’export.
  • Le abitudini degli italiani e la dinamica dell’ecommerce dicono che attualmente le imprese sono meno pronte dei consumatori: il fatto che solo il 4% delle aziende facciano commercio elettronico è decisamente inadeguato rispetto alla domanda di servizi al consumatore richiesti dal mercato. Un problema di cultura, di approccio a questi strumenti.

Lo scenario futuribile dell’ecommerce nel Belpaese è dunque quello di una crisi di crescita se non ci sarà un passaggio di competenze digitali anche nelle imprese e non si faranno passi avanti nei punti deboli strutturali, come conclude lo stesso Roberto Liscia:

L’accesso alla banda larga rimane carente e la copertura finanziaria per gli investimenti necessari sono ancora un interrogativo non risolto. I servizi digitali della pubblica amministrazione sono pochi, frammentati e di difficile accesso e soprattutto una fetta ancora consistente di italiani ha ancora paura ad effettuare acquisti online. È evidente che in questo quadro la dimensione delle imprese diventa un fattore abilitante. Nonostante in Italia le prime 200 imprese web abbiano una quota di mercato superiore al 70%, poche sono le imprese italiane che competono sul mercato internazionale e il nostro Paese è, di fatto, assente. Stiamo perdendo competitività a livello globale e non riusciamo a sfruttare il potenziale del Made in Italy che potrebbe trovare più facilmente sbocchi su questi mercati. Si prevede che nel 2018 le vendite cross country, nel mondo, raggiungeranno i 307 miliardi di dollari, coinvolgendo oltre 130 milioni di acquirenti. Ovvero eShopper evoluti di cui le nostre imprese dovranno saper intercettare bisogni e richieste, perché la via digitale è ormai connaturata ai nostri tempi e nel Net Retail che stiamo osservando è divenuta imprescindibile.

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